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Le stagioni infinite dal tennis ai motori. C’è chi si ribella: «Così ci uccideranno»


Atleti spremuti come limoni: non solo calcio, ma succede anche nelle altre discipline. Si lamentano tutti, dai tennisti ai cestisti, dai ciclisti ai pallavolisti, per via dei calendari affollati. «Troppe partite, così ci uccideranno. Spesso mi viene voglia di non scendere in campo», questo lo sfogo di Carlos Alcaraz un anno fa. Gli atleti, a cominciare dalle stelle più spremute, non ci stanno. Eppure l’allarme è rimasto inascoltato. Anzi, la tendenza è ormai chiara ed è quella di giocare sempre di più, con il rischio di assistere a partite in cui i campioni gettano la spugna. Come è accaduto un lunedì al torneo di tennis a Pechino: cinque partite su dodici si sono concluse con un abbandono. Ma d’altronde questa è la vita dura dei fuoriclasse della racchetta, costretti a girare il mondo e giocare il più possibile per difendere la posizione in classifica. Quei tennisti (almeno i primi 6 del mondo) che però poi accettano di partecipare al Six Kings Slam, il torneo esibizione milionaria senza punti nel ranking al via mercoledì in Arabia Saudita. «Si gioca troppo, ma la colpa è anche dei giocatori…», è il pensiero di Paolo Bertolucci. Stressati, sfiniti, logorati: anche i ciclisti non se la passano bene. Negli ultimi trent’anni, la stagione ha riempito l’inverno, con corse in Sud America (Colombia, Venezuela, il pericolosissimo Giro di Argentina) e Australia. Ai tempi d’oro la stagione finiva al Lombardia e ripartiva alla Sanremo (ai tempi di Coppi), poi era diventata il Laigueglia la gara d’esordio ed era metà febbraio. Da un po’ di tempo a febbraio si sono aggiunte le corse in Arabia, complice l’arrivo di ‘nuovi’ sponsor. E alla Sanremo arriva gente che ha già bei km sulle gambe. Come se non bastasse, a qualcuno è uscita dalla testa la brillante idea di inserire a settembre Mondiali ed Europei a distanza di una settimana. A proposito di bizzarrie, l’Nba un anno fa si è inventata anche un torneo a metà stagione per riempire il periodo moscio del tardo autunno. Non bastavano le 82 partite di stagione regolare più i playoff. Hanno voluto allungare il brodo con l’unico intento, ovviamente, di fare soldi.

L’ANNO PIÙ LUNGO

Altro sport di squadra che deve fare i conti con l’eccessiva quantità di partite è la pallavolo. «E’ un problema grosso, ma la federazione internazionale non ascolta moltissimo. I campionati poi durano molto ed è mio dovere capire cosa posso fare per gestire gli infortuni. Non si può andare al 100% tutto l’anno», ha sottolineato Fefè De Giorgi, Ct dell’Italvolley campione del mondo soltanto due settimane fa. Gli azzurri già domenica torneranno in campo per l’inizio della Superlega. Neanche il tempo di festeggiare ed eccoci di nuovo qui, penseranno. È stato un anno infernale per l’atletica, con europei e mondiali indoor – questi ultimi rinviati al 2025 causa Covid – nello stesso mese (marzo) e un mondiale all’aperto disputato molto tardi (settembre). Nel mezzo tante tappe di Diamond League e, in più, la novità del circuito Grand Slam Track che al debutto ha dovuto affrontare grosse difficoltà economiche. «Non ci sarà nel 2026 fino a quando gli atleti che hanno partecipato nel 2025 non saranno stati pagati», ha annunciato il fondatore ed ex campione Michael Johnson. Ma per non farsi mancare nulla, World Athletics ha creato l’Ultimate Championship che farà la prima comparsa a Budapest l’11 settembre prossimo. I piloti non sono da meno: il numero dei Gran Premi è aumentato sempre più nel corso degli ultimi anni e ora il campionato di Formula 1 dura da marzo a dicembre. Da pochi anni, inoltre, al calendario sono state aggiunte le gare sprint che nel 2027 potrebbero salire da 6 a 10 o 12. In MotoGP, il nuovo format ha portato sicuramente più spettacolo, ma pure all’incremento delle cadute e degli infortuni tra i protagonisti in griglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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