ROMA La solidarietà, questa volta, non ha colore politico. E unisce leader partitici, parlamentari e cariche dello Stato in quella che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, definisce una «severa condanna». Tra i primi commenti dopo l’attentato dinamitardo davanti all’abitazione del giornalista di Report, Sigfrido Ranucci, c’è quello della premier Giorgia Meloni: «La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere». Sulla stessa linea anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, mentre quello del Senato, Ignazio La Russa, auspica che di questa «vicenda inquietante» siano individuati i colpevoli. Dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, invece, il «mandato a rafforzare al massimo ogni misura a sua protezione». E così, passando per i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, fino al leader di Noi moderati, Maurizio Lupi: «Nessun giornalista dovrebbe mai essere messo a rischio per quello che racconta».
IL PRESIDIO
Per il fronte delle opposizioni, però, la solidarietà non basta. Oltre alla partecipazione al presidio di fronte alla sede Rai di via Teulada (presenti delegazioni di Pd, Avs, M5S), il Pd ha chiesto che il governo venga a riferire in Aula. Di «attentato alla democrazia e alla libertà di informazione», parla Elly Schlein, segretaria dei dem, pronti a lanciare una manifestazione di piazza. Al pari del leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte che invita l’opinione pubblica a «dare un segnale, una testimonianza»: «Martedì saremo alle 17,30 a Roma a piazza santi apostoli per dire viva il giornalismo di inchiesta viva la libertà di stampa». L’ex presidente del Consiglio, però, punge la maggioranza, e in particolare quei politici che «hanno paralizzato l’operatività della Vigilanza per un anno» e ora «esprimono solidarietà», chiedendo che «rinuncino alla montagna di querele» destinate, in passato, a Ranucci. Una richiesta, quella del ritiro delle querele “temerarie”, fatta propria anche dal presidente della Federazione nazionale della stampa, Vittorio Di Trapani. Va giù duro, da Avs, Angelo Bonelli: «Chi in questi anni ha attaccato Ranucci e Report rifletta e chieda scusa». Se Riccardo Magi, da Più Europa, ribadisce che i giornalisti non possono essere fatti oggetto di intimidazioni, Matteo Renzi chiede che le indagini facciano chiarezza, mentre Carlo Calenda bolla quello verso Ranucci come «un atto preoccupante nelle modalità». Intanto, secondo quanto riferisce l’Adnkronos, la presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, è intenzionata ad ascoltare in audizione il giornalista dopo le richieste avanzate dalle opposizioni.
Val. Pigl.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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