Commenti e retroscena del panorama politico
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Dopo aver dovuto placare le tensioni interne al governo sulle ultime modifiche alla manovra, le resta ancora da approvare il decreto sul sostegno militare all’Ucraina. È la coda di un 2025 che «è stato tosto per tutti noi», come Giorgia Meloni ha sottolineato nel discorso di auguri ai dipendenti della Presidenza del Consiglio, con una postilla e un consiglio: «Non preoccupatevi perché l’anno prossimo sarà molto peggio. Quindi riposatevi adeguatamente durante queste feste perché dobbiamo continuare a dare risposte a questa nazione straordinaria».
Il discorso e la road map
Nei prossimi sei mesi Palazzo Chigi dovrà portare a termine gli obiettivi del Pnrr, affrontare l’esito del referendum costituzionale sulla giustizia, e i dossier caldi sul tavolo restano la riforma del premierato e l’eventuale modifica della legge elettorale. Il tutto in un anno che precede le elezioni, con un quadro politico non esattamente di piatta «A parte noi, tutti i partiti sono in fibrillazione», nota un big di FdI, facendo riferimento non solo al Pd, ma anche agli alleati di governo: la manovra ha fatto emergere frizioni fra i fedelissimi di Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, senza contare che tutti guardano con attenzione al futuro di Luca Zaia e dentro Forza Italia, tra gli input al rinnovamento lanciati dalla famiglia Berlusconi e la «scossa liberale» del vicesegretario Roberto Occhiuto, si è aperto quanto meno un dibattito, in attesa di pesare i rapporti di forza nei congressi regionali in primavera, prima di quello nazionale previsto per l’inizio del 2027. Tanti possibili movimenti tellurici che Melonidovrà inevitabilmente monitorare la strada facendo. Intanto, dopo aver assicurato al Senato il primo tribolato via libera alla manovra, dopo la cerimonia di auguri ai dipendenti della presidenza del Consiglio («Voi non siete al servizio del governo, siete al servizio del popolo italiano, come me») e il brindisi con i parlamentari di FdI, la premier si prepara a staccare la spina per 48 ore. Consigliando di fare lo stesso ai giornalisti della sala stampa di Palazzo Chigi: «Ora riposatevi — ha detto con una battuta -, se mi fermo io per Natale, fatelo pure voi, almeno per due giorni…».
Subito dopo bisognerà preparare l’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, con l’atteso decreto legge per prorogare l’autorizzazione a cedere armi a Kiev, su cui la Lega prova a porre una serie di paletti, dalla prevalenza di aiuti alla civile al riferimento ai di pace in corso. In questi giorni si è parlato di una trattativa in triangolazione fra il sottosegretario Alfredo Mantovano, la Difesa e il senatore leghista Claudio Borghi. Ma Guido Crosetto è assicura che «sul decreto Ucraina non c’è mai stato disaccordo, il 29 dicembre vedrete il contenuto del decreto: come dice il Vangelo — aggiunge il ministro della Difesa -, ‘dai frutti li riconoscerete’ leghisti, la partita è ancora aperta. Non è escluso che serva un confronto finale tra Meloni ei vicepremier Antonio Tajani e Salvini per sbloccare l’ultima impasse del 2025.
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