18.05.2025
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Politics

le parti civili chiedono un milione di euro di risarcimento per migranti e Ong


È il giorno delle parti civili. Nel processo Open Arms contro il vicepremier Matteo Salvini le parti civili chiedono alla Corte di riconoscere anche la responsabilità civile, oltre a quella penale, per il segretario della Lega imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. E chiedono anche una somma complessiva di oltre 1 milione di euro come risarcimento danni nei confronti dei propri assistiti, sia singoli naufraghi sia associazioni e organizzazioni non governative. Sul fronte penale, il pm ha già chiesto sei anni di carcere. Il processo riprenderà il 18 ottobre, sempre nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, con l’arringa della difesa di Matteo Salvini che cinque anni fa impedì lo sbarco di 147 migranti. Alla richiesta dell’avvocato Giorgio Bisagna, il presidente della seconda sezione penale, Roberto Murgia, ha anticipato che dopo l’udienza del 18 ottobre se ne terrà un’altra per le repliche. Poi i giudici si riuniranno in camera di consiglio. 

Open Arms, è il giorno delle parti civili che chiedono 1 milione di euro di risarcimento danni

 «Tutte le parti civili si sono riportate alle richieste che la Procura ha fatto in modo molto argomentato sia sulla ricostruzione dei fatti, sia sulle disposizioni giuridiche che sono state violate dell’imputato.

Noi confidiamo sulla pronuncia del Tribunale, riteniamo che ci siano tutte le condizioni per affermare la responsabilità penale dell’allora ministro dell’Interno», dice l’avvocato Arturo Salerni, legale di parte civile di Open Arms. «Sono emerse anche le vicende terribili di chi è stato ostaggio sulla nave per tanti giorni in condizioni disumane, persone che venivano da realtà infernali nei loro percorsi migratori soprattutto dai campi libici che sono luoghi di tortura — dice — In Italia si sono ritrovati ad aspettare per quello che era un atto dovuto come prevedono le convenzioni internazionali e la legge italiana».

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«È stato difficile, sono stato 17 giorni sulla Open Arms, avevo paura e avevo paura del mare. Ripenso ancora a mio zio morto proprio in mare mentre voleva raggiungere le coste italiane. Non è facile per me ricordare, cercavo di dormire sulla Open Arms per non pensare, ma era molto difficile. Ora vivo in Sicilia, ho studiato qui, lavoro e dico grazie mille ai siciliani e agli italiani per questo». A parlare è Musa, ragazzo gambiano di 20 anni, naufrago della Open Arms che ha deciso di essere presente all’udienza di oggi, a fianco del suo legale, l’avvocata Serena Romano. «I minori dovevano sbarcare il 14 agosto 2019 e non il 17 agosto, perché la legge Zampa parla di ‘assoluto divieto di respingimento per i minori’. Invece non è stato fatto per tre giorni. Il 14 agosto c’è stato di notte uno scambio tra l’ammiraglio e il capo di gabinetto del ministro Salvini, che dice all’ammiraglio di andare a Trapani o a Taranto, quando erano a 500 metri dalla terraferma. C’erano finalità politiche», ha spiegato Armando Sorrentino, legale di parte civile dell’associazione giuristi italiani al processo Open Arms.

«Siamo di fronte a una guerra non dichiarata. Sono morti 30 mila migranti negli ultimi lustri e qui l’imputato parla di difesa dei confini, quasi fossimo di fronte allo sbarco in Normandia. Il richiamo all’articolo 52 della Costituzione è incongruente e offensivo. C’è un carico di intenzionalità da parte dell’imputato fuori le righe dei comportamenti politici», ha aggiunto Sorrentino.

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«Nella requisitoria della Procura abbiamo sentito dire come bisogna essere privilegiati anche per potersi costituire come parte offesa. Questo per l’accesso alla giustizia che purtroppo essere uno straniero riscontra, nel nostro paese ma anche altrove. I miei assistiti, due persone nigeriane, lavoratori che oggi vivono in Francia dove hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale e dove sono potuti andare senza nessun bisogno di attendere il ricollocamento. Quando li ho raggiunti telefonicamente per chiedere loro la testimonianza hanno rifiutato categoricamente: non avevano alcuna intenzione di venire in Italia, non volevano rivivere quella storia e, soprattutto, non credevano che sarebbero stati ascoltati». Così l’avvocata Silvia Calderoni, nel corso della discussione al processo Open arms a Palermo.

Salvini sta preparando una grande manifestazione di protesta contro i magistrati di Palermi che devono giudicarlo sulla vicenda Open Arms. Alla manifestazione sarà presente anche una delegazione ungherere. Lo ha promesso il primo ministro Viktor Orban. 

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