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le due fasce il segreto della squadra di Gasperini


Undici giornate sono bastate. A voler esser pignoli, undici di campionato più quattro di coppa, per cambiare drasticamente umori e valutazioni. Sulla squadra e sui singoli, a partire da Wesley e Celik. Singolare che il primo gol stagionale sia stato del brasiliano e l’ultimo del turco. Due giocatori completamente trasformati da inizio stagione. Spesso si abusa della definizione strana coppia ma mai come stavolta sembra calzare a pennello. Perché in comune hanno poco ma si completano a meraviglia. Wesley è un anarchico, ricorda la palla pazza che strumpallazza con la quale molti cinquantenni di oggi giocavano da piccoli. Ricordate? La sbattevi per terra e non sapevi da che parte andava. E Wesley è così: corre, cade, si rialza, scivola, stoppa male il pallone, poi se lo riprende, avanza, crossa, tira, recupera sull’avversario che scappa via ad un compagno e poi è subito pronto a ripartire. Insomma, non sta mai fermo. Imprevedibile per compagni e avversari. Celik invece è il soldatino che fa tutto ciò che gli viene detto: gioca centrale, viene spostato a destra, scala, crossa, ripiega, sembra quasi che Gasp in panchina lo manovri con un joystick.

SORPRENDENTI

Tutta l’estate a pensare che i due avessero poco a che fare con le caratteristiche, soprattutto fisiche, che il tecnico prediligeva all’Atalanta (per intenderci, non sono certamente corazzieri stile Hateboer, Gosens e Bellanova) ed invece eccoli lì, pronti a stupire. Una coppia nata per caso, per l’indisposizione improvvisa di Angeliño e per lo scarso rendimento di Tsimikas. Così Gasp, uno che non ha paura di sperimentare, ha spostato il brasiliano a sinistra. Sembrava un azzardo, è diventata una mossa azzeccatissima. Tempo di adeguarsi alla nuova posizione che lo costringe a rientrare sul destro per crossare, e a perdere quindi un tempo nella giocata, il brasiliano sono 3-4 partite che si esprime a livelli altissimi. Per non parlare di Celik che tornato al vecchio amore, la fascia destra, ha inizialmente fatto storcere il naso a più di qualcuno. «Ma come — ci si chiedeva — la Roma ha trovato equilibrio e impermeabilità con il trio Celik, Mancini e Ndicka e ora Gasp cambia tutto?». Lasciatelo lavorare. Perché il tecnico di Grugliasco aveva ragione un’altra volta. Celik, il ragazzo timido che non metteva un cross dentro l’area nemmeno a pagarlo oro, adesso si sgancia, si sovrappone, segna ed è un attaccante aggiunto. Certo, deve affinare la mira, e l’errore di Glasgow dentro la porta lo conferma. Ma la semplicità con la quale trova la linea di fondo, conclude in porta, si scambia la posizione con Mancini — anche lui un altro rispetto al passato — ed è costantemente un pericolo aggiunto, si rivela un fattore che sta facendo la differenza. Come nel secondo gol all’Udinese, probabilmente la rete più gasperiniana dell’intero avvio di stagione. Il tutto supportato da una condizione atletica e dà una freschezza che fa invidia agli ottocentisti che gareggiano alle olimpiadi. Una crescita, quella del turco, che non è passata inosservata. E nonostante sia in scadenza, una delle priorità del club è quella di rinnovare. Perché i gregari nella Roma di Gasp non esistono più. Gioca chi si allena bene e chi corre. E su questo sia Zeki che Wesley non hanno rivali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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