Sono 864mila le famiglie raggiunte dalle nuove misure di sostegno che hanno preso il posto del reddito di cittadinanza. Un anno fa esatto ha debuttato il Supporto per la formazione e il lavoro: lo strumento destinato ai soli occupabili che intraprendono percorsi di formazione oggi garantisce a 139mila persone un aiuto pari a 350 euro al mese.
IL MECCANISMO
L’assegno di inclusione, la prestazione riservata ai nuclei in difficoltà con al loro interno minori, anziani o disabili, attiva da gennaio, arriva invece a 725mila famiglie. I numeri li ha dati la ministra del Lavoro, Marina Calderone. «Ad oggi abbiamo circa 725.000 nuclei familiari che usufruiscono dell’assegno di inclusione. A questi si aggiungono 139.000 soggetti che invece percepiscono il supporto per la formazione e il lavoro», ha sottolineato la ministra. Sono numeri inferiori rispetto a quelli del vecchio reddito di cittadinanza, ma se la platea dei beneficiari delle nuove misure di inclusione sociale e di accompagnamento al lavoro è leggermente più contenuta è anche perché rispetto a prima è meno semplice accedere agli aiuti. Da un lato incidono i controlli sui requisiti dei richiedenti, che a differenza del passato vengono effettuati alla fonte. Dall’altro hanno un peso gli obblighi previsti per i beneficiari del Supporto per la formazione e il lavoro, che se vogliono intascare l’assegno ogni mese devono mettersi in gioco e cercare un impiego, mentre fino a un anno fa se ne potevano stare tranquillamente seduti sul divano. Così la ministra Calderone: «Oggi è cambiata totalmente la filosofia sia per quanto riguarda il supporto per la formazione e il lavoro che per quanto riguarda l’assegno di inclusione. Le domande vengono processate nel momento in cui vengono presentate e viene ammesso al beneficio chi ne ha effettivamente bisogno».
Ad agosto dello scorso anno, quindi prima dell’introduzione del Supporto per la formazione e i lavoro per gli occupabili, le famiglie beneficiarie del reddito o della pensione di cittadinanza erano 884.100 per 1.943.381 persone coinvolte. A dicembre, ultimo mese in cui è stato erogato il vecchio sussidio dei Cinquestelle, la misura al tramonto raggiungeva 722mila nuclei. L’assegno di inclusione, attivo dal primo gennaio 2024 e rivolto come detto ai nuclei familiari che includono almeno una persona disabile, minori, over 60 o soggetti in condizioni di svantaggio, stando alle previsioni iniziali avrebbe dovuto raggiungere 737mila famiglie. Ne mancano all’appello solo 12 mila. Il Supporto per la formazione e il lavoro è partito più a rilento. La misura per gli occupabili tra i 18 e i 59 anni appartenenti a nuclei familiari con Isee non superiore a 6mila euro ha una durata di 12 mesi e i pagamenti si interrompono appena il beneficiario diserta gli appuntamenti con i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro. L’Adi può essere riconosciuto per 18 mesi e rinnovato, dopo la sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi. L’importo massimo annuo è di 6mila euro, incrementabile in base alla composizione del nucleo familiare e alle necessità abitative.
I REQUISITI
Per quanto riguarda i requisiti economici, il valore dell’Isee non deve essere superiore a 9.360 euro (ma il limite è più alto nel caso di nuclei familiari con minorenni). Infine anche per i beneficiari dell’assegno di inclusione sono previsti degli obblighi: devono sottoscrivere un patto di attivazione digitale sulla piattaforma Siisl, il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa, e aderire a un percorso personalizzato di inclusione sociale o lavorativa. Come per il reddito di cittadinanza, la maggior parte delle famiglie che percepiscono l’Adi, circa il 70%, si trova al Sud.
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