Non sono panni facili da indossare quelli del ministro dell’Economia. Sono molti i no che si prepara a pronunciare in vista della prossima manovra. Lo ha lasciato chiaramente intendere ieri. Dopo in vertice di maggioranza in cui aveva già sottolineato il sentiero stretto dei conti, Giancarlo Giorgetti si è presentato alla Camera a ribadire il concetto.
Sui conti pubblici il governo intende proseguire con la navigazione prudente che ha consentito all’Italia di ottenere due promozioni dalle agenzie di rating e abbassare in un orizzonte triennale, il costo del debito pubblico di poco meno di 20 miliardi. «La stabilità e la credibilità internazionale riconosciute al nostro Paese derivano da una pianificazione sostenibile e prudente, particolarmente adeguata alla gestione di un elevato stock di debito in un contesto di prolungata incertezza», ha detto il ministro dell’Economia.
Una linea d’azione, ha detto ancora Giorgetti, «ritenuta la sola in grado di garantire la flessibilità necessaria per perseguire gli obiettivi programmatici e affrontare eventuali esigenze impreviste che potrebbero emergere nel prossimo futuro». Un pensiero, quello dell’incertezza che caratterizza quest’epoca, che è in cima alle preoccupazioni del ministro. «Solo un uso accorto delle risorse disponibili», ha spiegato Giorgetti, «può consentire di fronteggiare eventuali shock negativi e al contempo proseguire nell’attuazione degli obiettivi prioritari del programma di governo».
LE MISURE
Ma qual è l’esatto perimetro di questo uso accorto? Sarà selettiva la conferma al 50% dell’ecobonus, l’incentivo edilizio per l’efficientamento energetico che senza interventi sarebbe passato dal primo gennaio al 36% per calare ulteriormente al 30% nel 2027. Selettivi, distinguendo tra «meritevoli e non», saranno anche la nuova rottamazione, la cui durata non potrà essere di dieci anni perché «non potrà essere infinita» e la sterilizzazione dell’aumento di tre mesi dell’età pensionabile.
Sulla Sanità la proposta è invece un nuovo incremento del «già cospicuo previsto a legislazione vigente», per favorire reclutamento di medici e personale e per ridurre i tempi delle liste d’attesa. Ci sarà anche una stretta sul fondo di garanzia per le pmi. La volontà è di migliorare le verifiche sulla concessione di prestiti coperti dallo Stato, di fatto chiedendo alle banche di sostenere il sistema se vogliono ricorrere alle garanzie stesse. Gli istituti saranno chiamati poi a un contributo alla manovra, che fonti di maggioranza definiscono «di scopo» che il governo intende contrattare con il mondo del credito. Nessuna forzatura, ma la convinzione che le banche in qualche modo debbano qualcosa al Paese in quanto beneficiano del calo dello spread e delle promozioni finora ottenute dalle agenzie di rating. Indiscrezioni parlano di 2 o 3 miliardi. «Non ci sarà nessun istinto punitivo», ha spiegato Giorgetti, sollecitato anche sull’uso del golden power nei dossier bancari: «Lo abbiamo utilizzato per la tutela dell’interessa nazionale, anche in altri settori. Le regole sono uguali per tutti».
Imprese e Difesa
Le imprese potranno inoltre contare su nuove «forme automatiche» di incentivo che prenderanno il posto di Industria 4.0 e Transizione 5.0 Spunta anche un fondo anti-imprevisti che assorbirà il lieve peggioramento del deficit del prossimo anno, dal quale attingere per misure una-tantum e da usare, in particolare, per affrontare le spese legate a sentenze, nazionali ed europee, contrarie al governo.
Quanto alle spese sulla Difesa, il conteggio si farà soltanto una volta che l’Italia sarà uscita dalla procedura europea per disavanzo eccessivo. L’Italia ha intenzione di chiedere l’attivazione della clausola di salvaguardia per evitare che le spese pesino sull’indebitamento. Non ci saranno comunque tagli alla sanità o più tasse, ma flessibilità. In ogni caso, secondo Giorgetti, andranno riviste le regole del Patto di Stabilità. L’Italia si trova ad esempio penalizzata dal fatto di avere una occupazione in crescita.
LE AUTHORITY
Prima dell’audizione di Giorgetti, ieri è stato il turno di Bankitalia, Upb e Corte dei Conti di presentare le proprie osservazioni sulla manovra del governo. Per il capo del Dipartimento di economia e statistica della Banca d’Italia, Andrea Brandolini, «gli interventi di copertura dovranno essere certi». Brandolini ha anche invitato il governo a contenere le misure spot che hanno «effetti transitori» sulla domanda, aumentano il debito e risultano «spesso difficili da rimuovere». Altro suggerimento da via Nazionale è stato quello di aumentare «le risorse a favore di investimenti, ricerca e istruzione» e razionalizzare «le spese fiscali». Il quadro programmatico del Documento programmatico di finanza pubblica ha ottenuto poi la validazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio, anche se le stime — ha avvisato l’Authority dei conti — restano esposte a «molteplici rischi» orientati «al ribasso».
Per l’Ubp, che avrebbe gradito più informazioni, la traiettoria di riduzione del debito dal 2027, «si basa su ipotesi ambiziose», come la realizzazione del programma di dismissioni. E se la prudenza delle stime è «apprezzabile», l’utilizzo «pressoché integrale» dello spazio di bilancio disponibile — avverte l’Ufficio guidato da Lilia Cavallari — «espone al rischio di non avere a disposizione ulteriori risorse» per esigenze impreviste. Sotto il faro delle istituzioni di controllo finiscono anche le spese sulla difesa. Il quadro del Dpfp «sembra non includere, se non in parte, maggiori oneri», e quindi — osserva la Banca d’Italia — servirà una correzione per evitare che la spesa netta assuma una dinamica «più sostenuta». Inoltre, viste le nuove regole europee, un «aumento permanente» della spesa per la difesa, aggiunge l’Upb, dovrà essere compensato da tagli di spesa in altri settori o «aumenti discrezionali delle entrate».
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