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l’amante, le telecamere, le 29 coltellate e i depistaggi


Arrestato Louis Dassilva, vicino di casa della 78enne Pierina Paganelli, uccisa a coltellate nel garage del condominio di via del Ciclamino a Rimini la notte del 3 ottobre: è l’unico indagato del delitto. La svolta dell’inchiesta nelle prime ore di oggi, martedì 16 luglio, quando gli agenti di polizia si sono presentati proprio nel condominio riminese per notificare al 34enne il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso del Gip di Rimini Vinicio Cantarini su richiesta della locale procura della Repubblica. 

Louis Dassilva, chi è

 

L’uomo, da tempo nel mirino dei pm, da sempre si professa innocente. Dassilva è stato arrestato nel giorno in cui era in programma l’interrogatorio Manuela Bianchi, nuora di Pierina Paganelli e amante del 34enne. Bianchi questa mattina è attesa alle 10 in Questura per essere sentita dal sostituto procuratore Daniele Paci come persona informata sui fatti. Secondo gli inquirenti, la donna potrebbe essere il movente dell’omicidio. Per i pm infatti l’uomo avrebbe agito uccidendo Pierina Paganelli perché stava per scoprire la verità della relazione extraconiugale della nuora. Era stata proprio la donna a rinvenire il cadavere della pensionata la mattina seguente all’omicidio, il 4 ottobre.

Louis Dassilva era stato interrogato il 25 giugno scorso in Procura, per la prima volta come indagato, e aveva deciso di rispondere alle domande degli inquirenti davanti al suo avvocato, confermando però quanto già detto nei primi interrogatori come persona informata dei fatti. Con l’arresto di oggi la sua posizione evidentemente si è aggravata. Secondo l’ordinanza del Gip infatti, gli accertamenti investigativi condotti in questi mesi hanno individuato una pluralità di indizi, gravi a carico dell’indagato con una «indubbia concordanza» tra loro. In particolare si fa riferimento agli spostamenti e all’alibi dell’uomo che per la procura si sarebbe rivelato falso in quanto smentito dalle riprese delle telecamere della zona e dagli accertamenti tecnici compiuti sul telefono del 34enne.

Pierina Paganelli uccisa a Rimini con 29 coltellate, arrestato Louis Dassilva (vicino di casa e amante della nuora)

LE TELECAMERE

Determinante, per la rilevanza e la svolta che ha impresso alle indagini, è stata la videoripresa di una telecamera di via Ciclamino che, tra le ore 22.17.02 e 22.17.08, ritraeva un soggetto (ripreso di spalle), mentre camminava in direzione del portone del civico 31. Pur nella scarsa qualità dell’immagine, la persona raffigurata risultava quindi di carnagione scura. Dagli accertamenti è emerso che l’unico abitante di colore nel condominio 31 (come in quelli limitrofi) fosse l’indagato Louis Dassilva.

L’ARMA

Una circostanza questa ritenuta da chi indaga di particolare interesse, poiché Dassilva sia nelle dichiarazioni rese al pm (quale persona informata sui fatti prima e quale indagato poi nell’interrogatorio del 25 giugno) così come nelle plurime interviste rilasciate, ha sempre sostenuto di essere rimasto a casa dalle 20 del 3 ottobre sino alle 8 del mattino successivo. Si è dunque prospettata l’ipotesi che Dassilva avesse compiuto l’omicidio e fosse uscito, al momento della ripresa della telecamera, per liberarsi dell’arma, non ritrovata dalla polizia giudiziaria, per poi rientrare nel proprio appartamento.

I DEPISTAGGI

II Gip ha quindi rilevato la falsità dell’alibi, non solo smentito dalle riprese della telecamera, ma non riscontrato nemmeno dai plurimi accertamenti tecnici compiuti sul telefono dell’indagato e sugli applicativi in esso installati. Intorno all’orario (la ricostruzione de Il Resto del Carlino), in cui è stato commesso l’omicidio, Dassilva era “sicuramente sveglio, poiché aveva letto un messaggio ricevuto alle 21:44 ed era connesso alla piattaforma Netflix fino alle ore 22:06”. L’apparecchio telefonico era riutilizzato alle ore 22:38. Tale intervallo di tempo, osserva il Gip, ha permesso all’indagato di scendere al piano seminterrato, uccidere l’anziana donna, uscire dal condominio per disfarsi dell’arma e fare, infine, rientro in abitazione. Il Gip ha rimarcato anche plurimi «depistaggi» posti in essere dall’indagato, nel tentativo di allontanare i sospetti (come la zoppia conseguente all’incidente del 2 ottobre, ritenuta dagli investigatori falsa o comunque enfatizzata o la ritardata consegna alla Polizia Giudiziaria degli abiti e delle scarpe).

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