Tre a tre. Ora ci credono. Si è detto per settimane che le Marche erano l’ago della bilancia delle regionali d’autunno. È la convinzione che monta ai piani alti del centrodestra mentre le prime proiezioni confermano Francesco Acquaroli governatore. Buona la prima, ripetono in coro i colonnelli della coalizione, lo sguardo puntato sugli altri due test che possono portare a casa un pareggio sui territori con il campo largo a guida Pd-M5S: Calabria e Veneto.
«La prossima settimana facciamo 2 a 0» se la ride su twitter il forzista Roberto Occhiuto, pronto ad accogliere oggi Meloni, Salvini, Tajani e Lupi a Lamezia Terme per il comizio che proverà a tirargli la volata per la riconferma. Mentre in Veneto si scalda la Lega: Matteo Salvini è convinto di avere in tasca, o quasi, la candidatura di Alberto Stefani, l’enfant prodige del partito, veneto doc, arrivato ai vertici di via Bellerio con i galloni di vicesegretario federale.
IL REBUS VENETO
Raccontano che Meloni abbia già fatto i suoi calcoli. E sarebbe pronta a concedere ufficialmente la Regione locomotiva del Nord-Est al Carroccio, dopo più di un decennio targato Luca Zaia. Ma il condizionale è d’obbligo. Non c’è fretta, rispondono i dirigenti di Fratelli d’Italia più vicini alla premier, «oggi pensiamo alla Calabria, poi si vedranno i leader e chiuderanno sul Veneto». Insomma il rebus non è ancora sciolto. Probabile che la trasferta in terra calabra, questo pomeriggio, aiuti i quattro tenori del centrodestra a schiarirsi le idee, tra un caminetto e l’altro sotto-palco, o magari sull’aereo di ritorno in serata.
Tuttavia la partita è più complessa di come può sembrare. Meloni ha prenotato la Lombardia per Fratelli d’Italia. Si vota fra due anni ma a Palazzo Chigi monta da tempo la tentazione di anticipare il test, chiamare i lombardi alle urne già nella primavera del 2027, magari con un election day insieme alle politiche. Intanto gli alleati si pesano nelle Marche. Meloni eTajani sono a Palazzo Chigi insieme quando sugli schermi appaiono i risultati. Acquaroli bis. Un lungo sospiro di sollievo riecheggia nella stanza al primo piano che affaccia su piazza Colonna.
Nessuno, neanche in Fratelli d’Italia, dava per scontato il match marchigiano. E a dimostrarlo c’è la mobilitazione massiccia, forse senza precedenti del partito e degli alleati sul territorio. Un ministro alla volta, il pellegrinaggio è iniziato con largo anticipo fino alla gita ad Ancona dei quattro leader e all’arringa di Meloni contro “l’odio politico” all’indomani dell’omicidio Kirk. «Ha vinto la campagna di un centrodestra mite» rifletteva ieri Arianna Meloni, sorella della premier e capo della segreteria politica di FdI. Sarà. Tabelle in mano, a spoglio in corso, i leader tracciano un primo bilancio. Roseo per il partito della premier nettamente in testa della corazzata conservatrice.
Meno per la Lega che conferma il calo dei consensi nel Centro-Sud dai tempi ruggenti del governo gialloverde, i porti chiusi, il Papeete. Un segno meno su cui si danno di gomito in Forza Italia:. Il partito azzurro dedica la vittoria a Berlusconi nel giorno del suo compleanno — ad Arcore in serata cena in onore del Cav offerta dalla famiglia insieme a Marta Fascina e i fedelissimi Letta e Confalonieri — e insieme sciorina cifre e percentuali. Tajani esulta per il sorpasso sui leghisti nelle Marche («ma eravamo già sopra!»), il partito saldo sopra l’8 per cento delle politiche di due anni fa. E volano tappi, in Forza Italia, anche per il maxi-risultato ad Aosta, una insperata doppia cifra che rivela nuovi bacini di consenso nel profondo Nord.
I PROSSIMI TEST
La maratona è appena iniziata, ripetono in serata i leader del centrodestra tirando il freno. Subito la Calabria, poi tocca a Veneto e Campania. Nella terra di Zaia — il cui volto tappezza da settimane i muri delle città e c’è chi dice che il “Doge” non sia affatto convinto di accontentarsi di una candidatura da capolista — manca ancora un candidato. Scelta precisa della premier assai dubbiosa di concedere a Salvini una vittoria da sbandierare con così largo anticipo sul voto.
In Campania sembrava fatta per la corsa del meloniano Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri. Sembrava, perché ancora bisogna chiudere. Ieri ci ha pensato Tajani a sparigliare: per sfidare il campolarghista Roberto Fico «sarebbe meglio un nome civico..». Come il prefetto Michele Di Bari o il presidente di Confindustria Campania Costanzo Jannotti Pesci, questi i nomi graditi in casa azzurra. Si vedrà. Oggi in Calabria Meloni e i suoi alleati troveranno il tempo e il modo per un primo confronto. E magari l’occasione di un brindisi alle Marche. La strada non è ancora in discesa. Ma intanto i calici vanno su: «Buona la prima».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email