Alle sette e mezza di sera vengono smontate le attrezzature che per tutta la giornata hanno dragato il canale di Tromello, paese accanto a Garlasco. La ricerca è stata fruttuosa, dal fondale è stato recuperato e repertato materiale ritenuto utile alle indagini, tra cui il bracciolo di una sedia di ferro, utensili da lavoro e un martello. L’unico oggetto scomparso dalla villetta di via Pascoli dopo il delitto. Soprattutto sono stati trovati nel tratto di 300 metri circoscritto dagli investigatori, proprio dietro la vecchia casa della nonna delle gemelle Cappa, cugine della vittima. Ed è il punto in cui ipotizzano sia stata gettata l’arma con la quale è stata uccisa Chiara Poggi il 13 agosto 2007.
Garlasco, la festa in piscina e la pista degli sms della cugina. «Riferimenti inquietanti al delitto»
IL VERBALE
L’inchiesta punta su due testimoni e un oggetto contundente. «Un piedistallo grigio-canna di fucile con in cima una specie di pigna» impugnato da una ragazza in bicicletta, metteva a verbale diciotto anni fa il dipendente dell’Asm Marco Muschitta, impegnato nell’ispezione dei tombini a Garlasco la mattina dell’omicidio. «Un oggetto di metallo pesante tipo attrezzo da camino», riferiva due mesi fa in un’intervista televisiva un super testimone già ascoltato due volte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano. L’avrebbe gettato in un corso d’acqua una donna e Muschitta fa anche un nome, quello di Stefania Cappa, mai indagata né allora né oggi e con un alibi verificato. I due racconti sarebbero l’inizio e la fine di una medesima, ipotetica ricostruzione percorsa dalla Procura di Pavia nella nuova inchiesta con Andrea Sempio iscritto al registro degli indagati e un attrezzo di metallo la possibile arma mai trovata. Ieri carabinieri e vigili del fuoco hanno prosciugato il corso d’acqua con le idrovore concentrandosi nei pressi di una vecchia casa abbandonata, ai tempi di proprietà dalla nonna delle gemelle Cappa. Sulla porta, tra le ragnatele, si intravvede ancora la targhetta con il cognome di famiglia. Si cerca un oggetto compatibile a quello che Muschitta nella sua deposizione (poi ritrattata) assicura di avere visto impugnare a «una ragazza con i capelli biondi a caschetto, occhiali scuri a mascherina e scarpe bianche con una stella blu». La incrocia tra le 9,30 e le 10, orario compatibile con l’omicidio, mentre spunta da una strada nei pressi di via Pascoli: «Mi ha colpito perché procedeva leggermente a zig zag. L’ho rivista in televisione ed è la cugina bionda di Chiara Poggi». Il verbale di Muschitta e quel pezzo di ferro tornano ora in primo piano con il nuovo testimone che si fa avanti: «Parlare di questa cosa mi ha fatto sentire meglio. Lo faccio solo per quella ragazza, degli altri non me ne frega niente», afferma in tv. Sul fatto che qualcosa dal letto del corso d’acqua potesse riemergere l’ingegner Cesare Curti, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, ieri mostrava ottimismo: il recente intervento di pulizia è stato solo «superficiale, le barche hanno tagliato l’erba senza toccare il fondo. Considerato che è melmoso, l’oggetto potrebbe trovarsi ancora lì». Nella villetta Garlasco, assicura Rita Preda, gli attrezzi da camino sono sempre rimasti al loro posto: «Ci sono tutti, ancora adesso». Ma manca un martello e potrebbe essere compatibile con gli attrezzi da lavoro ripescati dal canale. L’indagine riparte dunque dal 13 agosto 2007, corroborata da perquisizioni eseguite ieri a casa di Andrea Sempio, dei suoi genitori, di Mattia Capra e Roberto Freddi, anche loro amici di Marco Poggi. Acquisite le copie forensi di vecchi e nuovi telefoni, di pc, oltre ad agende e bloc notes conservati in scatole nell’appartamento dove viveva il nuovo indagato, diari in cui prendeva appunti su come piacere alle ragazze.
I TABULATI
Gli investigatori si concentrano sulla compagnia di quei tempi, giovani che non avevano neanche vent’anni quando Chiara è stata uccisa. I loro nomi figurano tra i verbali dei carabinieri redatti nell’ottobre 2008, poi nella ricostruzione dei contatti telefonici di Sempio la mattinata del delitto e rispuntano a febbraio del 2024 quando in una relazione i carabinieri rendono nota l’identità di chi frequentava casa Poggi «e nei cui confronti era stato possibile compiere acquisizioni di materiale biologico, ossia Mattia Capra, Marco Poggi e Roberto Freddi». Un sodalizio che non si è mai interrotto. Gli investigatori hanno analizzato di nuovo i tabulati e le celle telefoniche, in particolare lo scambio di sms e le chiamate intercorse il 13 agosto tra i tre amici, e hanno depositato in Procura anche 200 messaggi tra la cugina Paola Cappa e un amico di Milano che conterrebbero alcuni riferimenti all’omicidio. Si scava nel passato, in quell’estate che pareva spensierata, culminata con una festa in piscina a fine luglio. Poco prima che Chiara morisse.
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