ROMA Giovanni Toti ha chiesto di incontrare Matteo Salvini, il leader che più lo ha difeso, e ha annunciato che sceglierà cosa fare per il bene della Liguria. Il faccia a faccia con il segretario della Lega ci sarà il 15 luglio ma anche il partito di via Bellerio che nelle scorse settimane lo invitava a resistere si è convinto che l’unica prospettiva sono le urne. Convincimento che è maturato anche in Forza Italia e in Fratelli d’Italia. Ora si tratterà di decidere le prossime mosse, con il governatore che vorrebbe tenere duro fino alla Cassazione, ma le elezioni potrebbero tenersi già ad ottobre, l’altra finestra è quella della prossima primavera.
Toti: «Non mi ricandido alle Regionali». E il legale chiede la revoca dei domiciliari per il governatore della Liguria
IL CONFRONTO
Il presidente della Regione prima di fare il passo indietro vuole quindi parlare con gli alleati, condividere la strategia, rimettere al centrodestra ogni decisione sul da farsi. E intanto si sfoga in una lettera inviata al suo avvocato, Stefano Savi. «È chiaro che oggi per me la poltrona di presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto. Non mi spaventa rinunciare ad un ruolo a cui pure sono legato». E ancora: «Vedo come una liberazione poter ridare la parola agli elettori, ma la Presidenza non è un bene personale. Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del movimento politico» e gli altri partiti della coalizione. Insomma, dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Genova che gli ha confermato i domiciliari, apre alle dimissioni. Ma lo scenario è ancora ncerto, non solo per la fase di riflessione di Toti, ma anche perché non c’è ancora un candidato vero alle porte. Il governatore vorrebbe comunque un nome espressione della sua lista, mentre le altre forze del centrodestra premono per un segnale di totale discontinuità. L’obiettivo è individuare un nome nuovo, una figura di riferimento d’area, una personalità sul “modello Bucci”, il sindaco di Genova. Ma tutte le figure contattate finora hanno declinato. Toti ne parlerà proprio con Salvini per capire quale strada imboccare.
Anche il segretario di Fi, Antonio Tajani, ritiene che occorre tenersi pronti per le urne. Mentre Fdi finora ha preso tempo, con Giorgia Meloni che studierà il dossier nei prossimi giorni con i maggiorenti del partito di via della Scrofa. «Non so se si può andare avanti così fino a fine legislatura, — commenta Roberto Rosso, coordinatore di Fdi in Liguria — ma sicuramente la fine legislatura non dipende solo da noi dipende anche dal presidente Toti, vorremmo parlare con lui». Pd, M5s e Avs preparano una manifestazione unitaria in piazza a Genova con i leader Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per invocare le dimissioni di Toti e lanciare un’alleanza elettorale sul modello del fronte popolare francese. «La legislatura cominciata con le elezioni del 2020, vinte, con ampio consenso per la seconda volta, è stata un reality show, all’insaputa dei partecipanti. Intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali, telecamere negli uffici, pedinamenti. Nessuno – scrive ancora Toti – è stato escluso. Quattro anni delle nostre vite documentate, dal tavolo del ristorante al colore della giacca. Da tutta questa enciclopedica opera di controllo emerge una ipotesi di reato che ancora mi stupisce».
I MESSAGGI
L’autodifesa è netta: «Emerge che mi sono interessato ad alcune pratiche che ritenevo importanti. Laddove era legittimo, si è fatto. Dove non lo era, non si è fatto. Quindi, soldi regolari, pratiche regolari. E allora qual è l’accusa?». Il governatore rivendica i risultati raggiunti, «li elettori sapranno giudicare quello che è stato fatto fino ad oggi». Poi invia un messaggio a chi «sciacallescamente dimentica ogni principio giuridico civile, cavalca sospetto, odio ed invidia sociale, agogna a riconquistare un ruolo, sull’onda delle carte bollate e non dei programmi». E ai giudici: «Ho capito benissimo cosa mi viene addebitato». Mentre le consigliere laiche del Csm Claudia Eccher e Isabella Bertolini hanno chiesto l’apertura di una pratica per verificare se sussistono a carico dei magistrati, componenti del Collegio, «profili di illecito disciplinare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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