C’è il tifoso che segue le partite con il cosiddetto «pezzotto», scippando il segnale alle piattaforme legali, il ragazzino che scarica film e serie Tv illecitamente e, ancora, l’appassionato di musica che ruba le canzoni online e poi magari le rivende. La pirateria audiovisiva (ma non solo, visto che anche i prodotti internet dei quotidiani e dei periodici sono sotto attacco) costa una perdita di 2 miliardi di euro di fatturato alle industrie del settore, brucia 11 mila posti di lavoro e sottrae circa 821 milioni al Pil e 377 milioni di imposte all’erario.
E anche se il fenomeno è in calo dell’8%, la fabbrica clandestina è in piena attività. Destano molta preoccupazione i dati diffusi nel corso degli «Stati generali della lotta alla pirateria tra legalità, sicurezza e intelligenza artificiale» organizzati da Fepav, l’organismo che rappresenta il settore audiovisivo e multimediale. Secondo una indagine realizzata da Ipsos, almeno 4 italiani su 10 (autori di ben 319 milioni di atti illegali l’anno) confessano almeno una condotta illecita, spesso ignari di compiere un reato. Punito tra l’altro con 5 mila euro di multa e, nei casi più gravi, addirittura con il carcere.
LA CAMPAGNA
Ma la tentazione resta ghiotta. Anche se il lavoro delle Forze dell’Ordine, anche grazie a sistemi di rilevazione più sofisticati e capaci di smascherare le centrali del contrabbando, in qualche modo sta riuscendo ad arginare il fenomeno. Che, a quanto pare, spinto dalle masse giovanili (la pirateria è molto diffusa tra gli under 35, spesso laureati), si espande nel settore cinema e fiction e diminuisce tra i prodotti sportivi. Di fronte a questo problema la reazione del governo non si è fatta attendere.
«La legge dell’agosto scorso — ha spiegato Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria — ha posto un primo importante punto fermo nel contrasto al fenomeno criminale e i primi risultati li stiamo vedendo ma dobbiamo andare avanti». Con la Fapav, ha poi ricordato Barachini, «abbiamo avviato una campagna di comunicazione che credo abbia raggiunto una fascia estremamente importante, quella giovanile e quella che segue eventi sportivi in diretta. Molto è stato fatto dunque ma molto resta da fare soprattutto nella sensibilizzazione della cittadinanza sulle conseguenze di questo reato e su quanto sia grave». Il sottosegretario ha sottolineato l’esigenza di «sostenere l’industria nazionale e anche altri settori oltre all’audivisivo come la musica o l’editoria che soffrono altrettanto della pirateria digitale e fare in modo che i cittadini comprendano quanto è pericoloso, rischioso e dannoso». «La cosa più importante — ha concluso Barachini — è valorizzare il contributo delle nostre aziende e far comprendere quanto sia oneroso produrre contenuti di qualità».
I RISULTATI
Secondo Federico Bagnoli Rossi, presidente di Fapav, la pirateria «è ancora praticata da una fetta importante di popolazione, caratterizzata da individui consapevoli ma incuranti dei danni diretti e indiretti che ogni singola azione illegale provoca». Mentre Massimiliano Capitanio, commissario dell’Agcom, ha avvertito che, nonostante la drammaticità della situazione, «gli strumenti adottati dall’inizio dell’anno hanno dato risultati straordinari. Siamo passati da 9 mila siti abbattuti negli ultimi 10 anni a quasi 18mila solo in questo ultimo semestre». «Ovviamente — ha ammonito Capitanio — la criminalità organizzata che gestisce questo fenomeno sta adottando delle misure protettive, quindi sotto questi profili bisognerà lavorare nei prossimi mesi».
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