16.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Fashion

«La mia giacca nel segno del mito»


Max Mara si toglie il cappotto e indossa la giacca. Il marchio di Reggio Emilia, fondato da Achille Maramotti nel 1951, distoglie lo sguardo dal suo capo-feticcio con cui detta legge da oltre 40 anni (basti ricordare i modelli 101801 o il Teddy Bear Coat) e crede nella giacca, tanto da battezzarla Olimpia. Il nome pesca dal mito per proiettare all’esterno la forza interiore della donna sotto forma di una giacca destinata a diventare il nuovo oggetto del desiderio. Parola di Ian Griffiths, 61 anni, direttore creativo della maison.

Non più cappotto ma giacca, è una piccola rivoluzione?

«Sembrerebbe… ma le giacche le facciamo da sempre. Anzi, alle origini Max Mara creava più tailleur di cappotti, perché incarnavano il modo di vestire delle donne dell’epoca. La giacca Max Mara è sempre esistita e merita l’aggettivo icona».

Identikit di Olimpia?

«È la sintesi della “giacca assoluta”. Doppiopetto color cammello dall’aria leggermente maschile, ampie spalle e silhouette oversize ma dritta. Ne esce un capo versatile Olimpia dura nel tempo, sa creare emozioni, insomma diventa un’amica».

Perché Olimpia?

«Nell’anno degli Olimpiadi dedico Olimpia alle donne vittoriose, per accompagnarle nel lavoro, nella vita. Donne non perfette ma uniche. Mi piace il rimando alla mitologia greca per una giacca che rappresenti tutte le donne».

Olimpia esprime più femminilità o più praticità?

«La femminilità si esprime nell’aspetto maschile, per me nulla è più femminile di questo, un riferimento a qualcosa di maschile che diventa femminile».

Ian Griffiths, lei “è” Max Mara, ma qual è la sua storia prima di Max Mara?

«Fino ai 16 anni ero molto studioso, poi ho scoperto il punk e sono diventato un club party boy (ride)».

Il punk, ovvero vestirsi per affermare la propria personalità?

«Sì. Ho capito allora che vestirsi significa dichiarare chi si è, a quale gruppo sociale si vuole appartenere. La moda è roba seria, siamo noi. Dovrebbe essere materia universitaria. Invece pensiamo alla moda sempre solo in termini di vestiti».

E dal punk a Max Mara?

«Prima ho studiato architettura a Manchester, poi fashion e ho avuto la fortuna di avere come tutor Ossie Clark (designer inglese capofila dello stile “flower power” ndr). Grazie a uno stage sono approdato a Max Mara nel 1987, prima come disegnatore poi come direttore creativo. Mi sono sposato con Max Mara (ride)».

Perché tanta fedeltà?

«Perché è marchio che rispetta la donna, al contrario di tantissima moda contemporanea. Max Mara è radicale e rispetta la donna».

Lei si divide tra la Gran Bretagna e Reggio Emilia: straniante?

«Sono un ibrido, chi vive all’estero sa che non è mai completamente a casa. Calza bene la canzone di Sting, parafrasandola “An Englishman in Reggio Emilia”».

Lei ha firmato tanti successi Max Mara, come il cappotto Teddy Bear Coat, che lo scorso anno ha festeggiato dieci anni. Di quali creazioni è più fiero? «Spero che il più grande successo sia sempre quello che deve ancora arrivare».

Nelle sue collezioni si ispira a una donna mai scontata, è una scrittrice, è un’esploratrice, è un’artista. Come le trova?

«Sono un flusso continuo (e indica la parete alle spalle della sua scrivania piena di foto, ndr). Sto sempre leggendo, imparando, scoprendo donne che magari nel futuro, magari fra dieci anni, o magari questa stagione, saranno le protagoniste di una storia. Ecco, la moda per me sta diventando sempre più narrativa».

Avete mai vestito Kamala Harris, in corsa per la poltrona a presidente Usa?

«Sì nell’ultima uscita prima dell’elezione di Joe Biden, nel 2020. Aveva un cappotto dalla foggia un po’ militare, un po’ Settecento, assomiglia a un quadro di Delacroix. Credo Harris mi ispirerà per una prossima sfilata».

Invece chi sarà la donna-ispiratrice dell’imminente Milano Fashion Week?

«Non posso rivelarlo, ma proviene da un mondo assolutamente diverso da quello che di solito guardo».

E lei che stile sceglie per sé?

«Abiti su misura di sartoria inglese, scarpe Church. Non faccio shopping, so sempre dove trovare quello che voglio e ho sempre capi unici. Questo è un grande lusso». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]