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«La mia felicità, il giro del mondo in ottanta tuffi». L’iridato si racconta


Matteo Santoro, atleta della Marina e della MR Sport, cos’è un oro mondiale nei tuffi a 18 anni?

«E’ la felicità: è stata la sensazione che ho provato. E poi con Chiara! Una magia!».

Chiara Pellacani, la sua amica d’infanzia: tra un po’ anche nella stessa casa a Miami.

«Non so, penso di sì. Ora parto per l’America, per un anno dovrò vivere in college, poi potrò avere casa per conto mio e forse starò con Chiara. Ci conosciamo da sempre».

Chi cucinerà?

«Penso che lei mi insegnerà. Io so appena fare la pasta, forse».

Al dente?

«E come sennò?».

Spaventato dall’America?

«Un po’ lo ero. Ma dall’America “profonda”».

Quella che vota Trump?

«Niente politica, per favore. No è che proprio quell’America lontana da tutto… poi sono andato a Miami. Li è il mondo: italiani, spagnoli, americani. Ho conosciuto Dario e Rios, gli allenatori di Chiara con cui mi allenerò pure io, cubano e venezuelano. Un mondo internazionale. Tutto internazionale, e poi il mare sempre».

Per diventare un miglior tuffatore e che altro?

«Studierò economia, magari economia politica o management, vedremo in corso d’opera… E poi mi metterò alla prova: forse sarà un trauma, chissà, ma sarà la prima volta che esco dalla mia comfort zone, da Roma. Mi mancherà la mia famiglia, mi mancherà Roma, però…».

Studierà più del 72 della maturità?

«L’importante era superarlo. Ho avuto un’annata difficile. In giro per tuffi, poca frequenza a scuola, ma va bene così».

E andrà meglio con Chiara ora che vi allenerete di persona anziché da remoto?

«Non lo so, è possibile. Quando parlo di magia con Chiara è proprio questo: ci ritroviamo in un istante».

Si aspettava la medaglia a Singapore?

«Quella d’oro no, contro i cinesi imbattibili».

Beh, imbattibili… hanno perso quattro gare mondiali, mai successo…

«Già, forse sono diventati più umani…».

Dove ha messo la medaglia?

«Sta lì su una scrivania che aspetta che decida se incorniciarla, appenderla così o che altro».

Però lei e Chiara la medaglia olimpica insieme non potrete vincerla…

«Dipendesse da me… ma i tuffi misti non sono in programma. Parlano tanto di sport misto, fanno staffette e tutto il resto, e poi…».

Dovrà provarci da solo o con Stefano Belotti, il suo partner della gara maschile. Però con lui allenarsi da remoto non sarà come con Chiara…

«E chi l’ha detto? Magari scatterà una qualche magia, siamo amici. E chissà che allenarsi troppo da vicino non incida sulla magia che Chiara ed io abbiamo da sempre».

Quando si allena da solo quanti tuffi fa?

«Diciamo una quarantina a sessione, e certe volte due sessioni al giorno».

Anche da 27 metri?

«No, quelli mai, né mai lì farò».

Nemmeno se abbassano l’altezza a 20 metri, facendo uguali gare maschili e femminili?

«No, no: proprio mai…».

Paura? La prova mai dal trampolino?

«Quando arrivo sul trampolino non penso a niente, non c’è tempo di pensare… si sale, la pezza, il presalto e giù».

La pezza?

«Sì, chiamiamo così l’asciugamano dell’ultimo minuto; shammy si dice, o anche “la pelle”, perché è pelle di daino».

Come per pulire il parabrezza della macchina?

«Già».

Scaramanzie prima di un tuffo?

«Sempre lo stesso percorso, incontrare sempre la stessa persona, variabile a ogni gara ma sempre la stessa, e lasciare le ciabatte perfettamente allineate».

Paranoia alla Nadal che allineava bottigliette d’acqua?

«No, piccole scaramanzie».

E se non incontra la stessa persona?

«La incontro, la incontro… sennò almeno la cerco con lo sguardo».

Katie Ledecky recita l’Ave Maria…

«Io no, non sono troppo religioso».

Tom Daley ingannava l’attesa tra un tuffo e l’altro con l’uncinetto, Chiara Pellacani lo fa colorando libri: lei?

«Ho preso a colorare anche io, sennò gioco con SuperMario».

Musica no?

«Quella la ascolto sempre e di tutti i generi, non ho preferenze».

Leggere?

«Molto meno…».

I giornali?

«Beh sì, però qualcuno ogni tanto ti fa dire cose che non dici. Non mi piace se rigirano la frittata…».

E se le dico “109” a bruciapelo?

«E’ il tuffo che sto preparando, il quadruplo e mezzo avanti, lo voglio normalizzare per l’anno prossimo, deve entrare nel mio programma, però costa fisicamente».

Ma paga anche: è ad alto coefficiente di difficoltà, 3.5. Collezionista di medaglie e di che altro?

«Di pin: ne prendo sempre quando vado a qualche gara».

Anche quello della Roma?

«E’ un tifo di famiglia, però la spilla ancora non ce l’ho».

Magari ora la Roma glielo regala…

«Beh già ha fatto un grande onore a Chiara e a me mettendo il video dell’oro sui social…».

Contento di questa Roma?

«Sì, Gasperini mi piace».

E’ un duro. Lo è anche la sua allenatrice, Alice Palmieri?

«Quando serve sì; siamo anche amici, ma i piani sono distinti, l’amica è un conto, l’allenatrice un altro».

Tanti tuffatori sono allenati da donne, si dà una spiegazione?

«Francamente non saprei il perché, però è così».

Com’era Singapore?

«Bella, particolare, tutti molto gentili. Però l’umidità… uscivi dall’albergo ed eri subito sudato».

E il cibo? Tanti disguidi alimentari fra i nuotatori…

«Mi sembrava tutto normale, qualche volta un po’ piccante».

Per cosa si è emozionato di più oltre la sua medaglia?

«Per le medaglie individuali di Chiara: so quanto ci tenesse e ci tiene sempre e quanto è stata male dopo Parigi».


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