Accerchiato dai parlamentari che gli chiedono impegni concreti per il futuro, Carlos Tavares prova a uscire dall’angolo. Lo fa assicurando che il piano per l’Italia andrà avanti, che a Mirafiori si farà la 500 elettrica e che la Maserati non è in vendita. Così come non saranno ridimensionati gli stabilimenti del gruppo da Cassino a Termoli. Torna poi a chiedere incentivi, a battere cassa, per uscire dal tunnel. Parole, pronunciate durante l’audizione in commissione attività produttive di Camera e Senato, che lasciano di stucco le forze di maggioranza e opposizione, per una vola uniti, nel bocciare il top manager portoghese. Ammette, incalzato da Fdi, Lega e Forza Italia, ma anche da Pd e Azione, di avvertire «rabbia e livore nei confronti della situazione in cui ci troviamo». Ma la colpa non è dell’azienda — ragiona — piuttosto dei regolamenti (voluti da Bruxelles) che sono alla base di queste difficoltà e che «non sono stati imposti da Stellantis a Stellantis».
LA SITUAZIONE
Nel corso dell’audizione, a tratti carica di tensione, il manager, senza cravatta e parlando solo in inglese, ha provato ad allontanare le responsabilità della crisi, difeso la governance che fa capo ad Exor e attaccato la Ue e il caro energia che spiazza l’azienda. «Le regole ci sono state imposte, regole decise a livello europeo. Possono non piacervi, neppure a me piacciono, ma abbiamo un problema e dobbiamo risolverlo». Insomma, se il mercato per Stellantis è avaro di soddisfazioni, non è per errori di strategia industriale, per la mancanza di nuovi veicoli, per difetti nella programmazione, come sottolineano gli esponenti dei partiti in un tam tam. Ma è il frutto di una congiuntura particolare. «Capisco la vostra rabbia — dice — ma dovreste essere comprensivi e capire che è la situazione che anche noi viviamo». Una posizione che non regge di fronte alle repliche dei parlamentari che, alla richiesta di nuovi incentivi per le auto elettriche, esprimono sconcerto e delusione.
«Non chiediamo soldi per noi — si difende il manager — ma di darci aiuto per fare in modo di produrre veicoli accessibili per i clienti. Quei soldi non andrebbero a Stellantis, andrebbero ai cittadini e a sostegno del fatto che possano comprare vetture che si possono permettere. Potete decidere o no se dare sostegno alla loro decisione di acquisto». Per la Lega il concetto suona come un ricatto o quasi. E il milione di auto che il ministro Urso chiede di produrre in Italia? «Se ci fossero un milione di clienti, Stellantis produrrebbe un milione di auto — replica secco l’ad.
Carlo Calenda, leader di Azione è il più duro: «Solo chiacchiere e basta con gli incentivi». Per un gruppo — chiosa — che ha fatto crollare la produzione di 400 mila unità quest’anno, il minimo storico. Per non parlare, sottolineano da Forza Italia, della delocalizzazioni all’estero. «Abbiamo dato — rimarca ancora Calenda — 6,3 miliardi di garanzia agli Elkann durante il Covid per preservare gli asset di Fca», e ora non si vede l’uscita dal tunnel. Il presidente della IX Commissione Senato di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, è netto: da Tavares solo posizioni ambigue, siamo preoccupati per l’occupazione. «Nei primi nove mesi del 2024 parliamo di un calo a quota 387.600 unita contro le 567.525 dello stesso periodo dell’anno precedente». Ci preoccupano — aggiunge l’esponente di Fdi — degli 11.500 i lavoratori usciti in 10 anni, delle 3.800 ulteriori uscite incentivate nel 2024 e dei 3.000 contratti di somministrazione non rinnovati nel giugno di quest’anno. Numeri che hanno effetti diretti anche sulla rete di fornitori: 2.200 imprese, 167.000 addetti, 56 miliardi di euro di fatturato».
LA CRITICA
Anche il presidente del M5S Giuseppe Conte definisce l’intervento «insoddisfacente e deficitario dal punto di vista degli interessi dei cittadini italiani», e accusa Tavares di non avere «alcuna prospettiva concreta per i lavoratori, chiedendo ad Elkann «di venire in Parlamento a chiarire quanto fatto da Stellantis». Maurizio Lupi di Noi Moderati commenta: «Da Tavares non ci saremmo aspettati la richiesta allo Stato di un intervento assistenzialista accompagnato da un malcelato ricatto occupazionale». Delusi anche i sindacati che considerano rafforzate le ragioni dello sciopero generale nazionale dell’automotive con manifestazione a Roma, proclamato da Fim, Fiom e Uim per il 18 ottobre. Le tre organizzazioni non hanno voluto vedere Tavares che aveva proposto un incontro e il manager si è confrontato soltanto con Fismic, Ugl e Associazioni Quadri, anche loro in sciopero il 18. Nell’incontro l’amministratore delegato ha parlato di anticipo alla fine del 2025 della produzione della 500 ibrida a Mirafiori prevista per il 2026.
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