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«La buona politica aiuta la pace», ai leader Leone XIV ricorda la lezione della storia, gli squilibri sociali portano alla guerra


CITTÀ DEL VATICANO Gli squilibri «presto o tardi» sfociano nella guerra. Lo insegna la Storia. «L’inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura» è spesso foriera di incognite per il futuro, generando violenza. Davanti ai governanti di diverse nazionalità Leone XIV torna a parlare di pace anche se stavolta nella sua analisi prevalgono soprattutto le dinamiche socio-economiche che lui collega immancabilmente alla Rerum Novarum, la storica enciclica promulgata nel 1891 da Leone XIII. Quel testo pose le basi per la dottrina sociale della Chiesa in un periodo altamente turbolento all’epoca originato dalla rivoluzione industriale. Nella visione di Prevost (che non a caso ha voluto prendere il nome proprio dal pontefice) il paragone tra quel periodo e l’attualità è evidente, considerando le conseguenze che della rivoluzione dell’intelligenza artificiale e della robotica, destinata a cambiare la vita futura sul pianeta.

LA PLATEA
Davanti a centinaia di leader politici arrivati a Roma per il Giubileo dei governanti, Leone XIV ha subito sviluppare il concetto di «bene comune». Nel palazzo apostolico, in prima fila, a rappresentare l’Italia erano presenti la premier Meloni, il presidente del Parlamento Fontana, il sottosegretario Mantovano e Pierferdinando Casini. La grande questione della pace è così restata in sottofondo: «una buona azione politica favorendo l’equa distribuzione delle risorse, offre un efficace servizio all’armonia e alla pace sia a livello sociale, sia in ambito internazionale».

La Meloni (che sarà ricevuta in visita ufficiale forse già la prossima settimana) ha commentato di fare «tesoro di questi preziosi insegnamenti». Uno su tutti. «Il Santo Padre ha ricordato che la politica va interpretata come missione e non come professione, e ha richiamato chiunque ricopre incarichi politici e di responsabilità a non perdere mai di vista la dignità della persona, ad operarsi sempre per il bene della comunità, a tutelare la famiglia e la vita e a promuovere l’educazione integrale dei giovani» ha detto la premier, aggiungendo che è stata «particolarmente potente la riflessione sulla legge naturale come bussola che deve orientare il legislatore e l’azione politica».

Prevost non ha, infatti, mancato di ricordare che il punto di riferimento di tanti processi decisionali è alla legge naturale, quella «non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo». La stessa Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dall’Onu nel 1948 ne è la prova: «un testo attuale che può contribuire non poco a mettere la persona umana, nella sua inviolabile integralità, a fondamento della ricerca della verità, per restituire dignità a chi non si sente rispettato nel proprio intimo e nelle esigenze della propria coscienza». E’ significativo che Papa Leone XIV quando ha evocato la legge naturale, di conseguenza la difesa della vita nella sua integralità, si sia concentrato su un testo universale, da tutti condiviso. Un passaggio che è stato apprezzato particolarmente dalla Meloni che concorda sul fatto che la legge naturale «debba orientare il legislatore e l’azione politica. Altrettanto significativo il monito del Papa sulle enormi sfide etiche, giuridiche e antropologiche innescate dall’intelligenza artificiale». Leone XIV ha, infine, ripetuto che l’IA è una realtà da non perdere mai di vista, e che «la vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz’anima possa preconfezionare».

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