Il Fondo monetario ha fatto una raccomandazione alla Bce: tagli un’altra volta i tassi a giugno e li porti al 2 per cento, ma poi basta. Un’indicazione più prudente di quella dei mercati che, invece, prevedono che Francoforte riduca il costo del denaro almeno fino all’1,75 per cento se non più in basso. Comunque sia, il direttore del Dipartimento europeo del Fondo, Alfred Kammer ritiene che la politica monetaria deve restare agile e concentrata nel raggiungere i target: «Raccomandiamo», ha detto, «che la Bce riduca» i tassi al «2% questa estate e li mantenga» a tale livello, «a meno di altri shock». Lo stesso Kammer ha ammesso che l’inflazione nell’area euro raggiungerà il target nella seconda metà del 2025, leggermente prima di quanto previsto in seguito ai più bassi prezzi dell’energia e alla domanda più debole. Secondo la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, «l’inflazione globale dovrebbe diminuire gradualmente a causa dell’allentamento dei mercati del lavoro nelle economie avanzate e dell’impatto del passato inasprimento della politica monetaria. Tuttavia», ha aggiunto Lagarde parlando al Fondo monetario, «l’escalation in corso delle tensioni commerciali complica le prospettive». Lagarde ha confermato che la Bce continuerà a decidere sui tassi riunione per riunione in base ai dati. Ma le preoccupazioni di Francoforte sono al momento più concentrate sulla crescita dell’economia che sull’inflazione. A giugno la Bce potrebbe tagliare le stime del Pil dell’area euro.
LE PROSPETTIVE
Durante il meeting di primavera del Fondo monetario si è parlato anche di Italia e della riduzione delle prospettiva di crescita per quest’anno e il prossimo decise dagli esperti di Washington. Il Pil, secondo il global outlook pubblicato due giorni fa, si fermerà quest’anno allo 0,4 per cento, mentre il prossimo anno non andrà oltre lo 0,8 per cento. Un taglio per la crescita italiana, in linea con «quello degli altri Paesi», ha messo in evidenza il Fondo monetario, notando i «buoni progressi» del governo sul Pnrr e osservando come dal 2026, quanto il programma terminerà, l’Italia dovrebbe cogliere l’occasione per accelerare sulle riforme strutturali. «Il Paese — ha spiegato Helge Berger del Dipartimento europeo del Fmi — ha un’agenda ampia su cui incoraggiamo a proseguire». Un’agenda che include riforme nell’istruzione e nella riqualificazione, riforme dell’ambiente imprenditoriale. Infine, ha aggiunto Berger, «la partecipazione al mercato del lavoro è un problema annoso in Italia, come abbiamo sentito; è un problema anche in altri paesi, ma penso che andremo avanti».
Intanto ieri lo spread tra Btp e Bund a 10 anni si è fermato a 110,5 punti base contro i 109,8 della chiusura della vigilia. Il rendimento dei titoli italiani è al 3,57% e quello dei titoli tedeschi al 2,46 per cento. E questo in una giornata in cui si è registrato un dato negativo sulla fiducia dei consumatori americani. La lettura finale dell’indice sulla fiducia redatto mensilmente dall’Università del Michigan è stata pari a 52,2 punti, dopo i 57 punti della lettura finale di marzo e i 50,8 della lettura preliminare.
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