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Jannik Sinner, il braccio d’oro del tennis mondiale. Il 2024 magico e la rinuncia (giusta) alle Olimpiadi


Ora possiamo dirlo, è il braccio d’oro del tennis mondiale. Con la vittoria agli US Open 2024, Jannik Sinner ha consolidato il suo status di stella indiscussa, completando un’annata da sogno con due titoli del Grande Slam, Australian Open e US Open. Il trionfo su Fritz lo proietta in una dimensione completamente nuova, segnando una differenza netta rispetto a Carlos Alcaraz, che pur vincendo Roland Garros e Wimbledon, ha affrontato alti e bassi preoccupanti.

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La superiorità di Sinner non si limita ai trofei conquistati, ma si estende anche al ranking ATP, dove ha abbondantemente superato i 10.000 punti, risultato che testimonia costanza e crescita continua.

Nonostante un anno segnato da voci insistenti di doping, che avrebbero potuto destabilizzare chiunque, Sinner ha dimostrato un carattere d’acciaio, rispondendo sul campo con prestazioni impeccabili.

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Sinner, i fondamentali progressi tecnici

Una delle chiavi del suo successo risiede nei progressi tecnici che ha mostrato, specialmente nel gioco di volo, un aspetto del suo repertorio che in passato era stato considerato un punto debole. La sua capacità di attaccare la rete con sicurezza ha aggiunto una nuova dimensione al suo gioco, rendendolo un avversario ancora più temibile.

Non meno importante è stata la decisione di rinunciare alle Olimpiadi di Parigi, una scelta controversa a suo tempo, ma che si è rivelata vincente. Mentre Djokovic e Alcaraz, protagonisti della finale olimpica, uscivano ai primi turni degli US Open, Sinner, più fresco e concentrato, ha saputo approfittare dell’occasione approcciandosi nel modo giusto al cemento americano e arrivando all’ultimo Slam dell’anno con una condizione in crescendo. Solidità, freschezza atletica, forza mentale, progressi tecnici. Sinner è questo e può essere ancora di più. L’obiettivo per il 2025 è solo uno, quello di migliorare sulle superfici sporche come terra ed erba. Superfici dove un rimbalzo non è mai uguale all’altro e le condizioni ambientali possono far innervosire chi ha uno schema di gioco rigoroso come il suo. Ma a 23 anni c’è tutto il tempo per colmare l’ultimo gap.

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