La solitudine dei numeri uno è la sensazione che pervade gli sprinter dentro il campo di riscaldamento di St. Denis alla vigilia dell’assalto a cinque cerchi. Tutti sanno di essere veloci, ma nessuno conosce chi sarà il più veloce del globo. Teste basse, cappellini a nascondere i volti, poca voglia di parlare. Serie infinita di allunghi e poi distesi sul lettino dei massaggiatori. A pancia in giù, per isolarsi dal mondo, con due grandi cuffie nelle orecchie. Il festival della velocità dura appena trenta ore, ma tanto basta per essere lo show più desiderato.
Gli avversari di Jacobs e Ali nelle batterie dei 100 metri
Sold out
Non ci sarà un posto libero sugli spalti dello Stade de France già oggi a mezzogiorno, quando col primo turno dei 100 metri scatterà la caccia all’erede di Marcell Jacobs da eleggere domani sera poco prima delle dieci. L’azzurro ripete da giorni di sentirsi favorito, di non essere mai stato in forma come ora e di voler difendere lo scettro conquistato a Tokyo, eguagliando Carl Lewis e Usain Bolt, gli unici capaci di ripetersi. L’imperatore dello stadio silenzioso dovrà stavolta domare l’arena chiassosa. Tre anni fa davanti alle tribune vuote i suoi rivali erano tanti, ma nessuno svettava. Così Jacobs fu bravo a inserirsi nello spazio, a smarcarsi e a segnare la rete decisiva al termine di un percorso di crescita: 9”94 in batteria, 9”84 in semifinale, 9”80 in finale. Dal 1° agosto 2021 in poi per conquistare l’oro dei 100 in una grande rassegna si è corso sempre in maniera più lenta rispetto al crono del poliziotto in terra nipponica. È per questo che Jacobs si dice convinto che non servirà migliorare il suo primato per salire sul podio, ma occorrerà farlo se si vorrà puntare al bottino grosso. La cerchia dei papabili intanto si è ristretta, ma le punte adesso svettano rispetto alla concorrenza. Due in particolare, lo statunitense Noah Lyles, iridato in carica e alla caccia di uno storico poker, dai 100 alla 4×400, passando per 200 e 4×100, e il giamaicano Kishane Thompson, desideroso di riportare la Giamaica al centro del villaggio dopo l’abbandono del Fulmine. Per quanto sfoderato in stagione, il caribico (9”77) e l’uomo della Florida (9”81) sono un gradino sopra, ma l’obiettivo sarà non farsi attanagliare dalla sindrome del conclave: entrare papa e uscire cardinale.
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L’attesa
Batterie dalle 11.55, giusto per sgranchirsi le ossa, visto che saranno promossi in 27: si gareggia a corsie piene, quindi in nove. Domani le tre semifinali saranno lo spartiacque tra l’inferno e il purgatorio: in finale accederanno gli otto in lizza per il paradiso. Accanto a Jacobs l’Italia propone Chituru Ali, finora rimasto negli scarichi della Freccia del Garda: argento agli Europei e 9”96 a Turku quando l’olimpionico stampò 9”92. Comunque andrà stamani, Jacobs non sarà il primo attaccante della formazione tricolore, giacché oggi spetterà a Leonardo Fabbri calare la carta pregiata sul tavolo. Nella finale del peso il fiorentino si presenta stretto nella morsa degli americani Crouser e Kovacs, sognando di mangiarseli in pochi bocconi come fa con le bistecche. Per rompere il ghiaccio in qualificazione l’azzurro ha scagliato la palla di ferro più lontano di tutti, a 21.76, ma col brivido al terzo tentativo. Un solo lancio è bastato a Crouser (21.49), mentre Kovacs si è fermato a 21.24, comunque ripescato, come l’altro italiano Zane Weir, fermatosi a 21 netti. In serata Daria Derkach salterà nella finale del triplo e il quartetto Sito-Polinari-Scotti-Mangione ci proverà nella 4×400 mista, che in batteria ha registrato già il primato mondiale degli americani. Missione compiuta anche da Nadia Battocletti, in finale dei 5000 lunedì. Zaynab Dosso si schiererà nelle semifinali dei 100 in gonnella, sperando di acciuffare il biglietto per la volata conclusiva. Dalla recita più rapida a quella più prolungata: il primo oro sull’originale pista viola è stato assegnato nei 10.000, appannaggio di Joshua Cheptegei (26’43”14). L’ugandese ha dovuto sudare quasi mezz’ora per guadagnarsi la gloria, agli sprinter serviranno appena trenta secondi in tre puntate. Sgobbano di meno, ma non vogliono esporsi. Sono soli e silenziosi, cornice perfetta della quiete prima della tempesta.
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