Prevede «aggressioni di vario tipo» dei magistrati contro il governo, «sono il primo nel mirino». Preannuncia un possibile provvedimento disciplinare contro un pm, Raffaele Piccirillo, che lo ha criticato pubblicamente per la vicenda Almasri. Ha un duro confronto a distanza con il Csm. Roma centro, Tempio di Adriano. Carlo Nordio indossa l’elmetto dal palco del convegno di Fratelli d’Italia “Parlate di mafia” dedicato a Paolo Borsellino alla vigilia dell’anniversario della sua morte. Il Guardasigilli parla di «magistrati convinti di godere di una impunità tale da poter dire quello che vogliono». E preannuncia che con la riforma della separazione delle carriere di giudici e pm — al Senato lunedì per il via libera — la musica cambierà: «La situazione rimane questa finché non faremo una riforma, non c’è sanzione adeguata di fronte a esondazioni improprie». Un convegno di partito sull’antimafia — in platea presente in forze lo stato maggiore di via della Scrofa, da Arianna Meloni ad Andrea Delmastro, oltre a Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano — si trasforma in una nuova occasione di tensioni fra governo e toghe. Nel giorno in cui si riapre il caso Open Arms con l’impugnazione della sentenza di assoluzione di Matteo Salvini da parte della procura di Palermo.
Sul caso Nordio dice la sua: «Nei Paesi civili non si impugnano le sentenze di assoluzione — irrompe il Guardasigilli dal palco romano — altrimenti finiamo a ciò che è avvenuto col caso Garlasco». Poco dopo il ministro sembra preannunciare una stretta normativa su ricorsi di questo tipo. Con paletti e restrizioni già introdotte, in parte, nel decreto che porta il suo nome. Dice Nordio: «Al di là delle implicazioni politiche di questa scelta inusuale, si pone il problema tecnico. Come potrebbe un domani intervenire una sentenza di condanna al di là di ogni ragionevole dubbio, quando dopo tre anni di udienza un giudice ha dubitato e ha assolto? La lentezza della nostra giustizia dipende anche dall’incapacità di molti magistrati di opporsi all’evidenza. Rimedieremo». È un fiume in piena il titolare di via Arenula. Fa avanti e indietro per piazza di Pietra, ora scortato al bar per un caffè, ora inseguito sotto il sole cocente da una nuvola di microfoni e telecamere.
Ma è sul palco della kermesse di partito, sotto gli occhi compiaciuti di “Arianna”, sorella maggiore della premier a capo della segreteria politica di FdI, che Nordio torna a parlare dei rapporti fra magistratura e politica. Preannuncia un possibile intervento disciplinare contro un magistrato che lo ha severamente criticato per la gestione del caso Almasri, la vicenda del torturatore libico rimpatriato dal governo nonostante il mandato di cattura della Corte dell’Aja.
Non un magistrato qualunque: Nordio mette in conto provvedimenti contro Raffaele Piccirillo, magistrato di Cassazione, già dirigente chiave del ministero guidato dall’ex procuratore di Venezia. «L’altro giorno su un giornale un magistrato in servizio in procura si è permesso di indicare gli errori del ministro sul caso Almasri» l’incipit di Nordio sul palco. «Posso aver fatto mille errori, ma che un magistrato in servizio si permetta di censurare in pubblico le cose che faccio…in qualsiasi Paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri». Dunque l’avviso: «Potrebbe essere oggetto di valutazione». Tradotto: una sanzione disciplinare.
Durissima la reazione della magistratura associata. Esprime «sdegno e grave preoccupazione» l’Associazione nazionale magistrati. Mentre al Csm un gruppo di consiglieri togati ha chiesto l’apertura di un fascicolo a tutela di Piccirillo: «Il ministro Nordio ha dileggiato ( e tentato di intimidire un magistrato della Repubblica». Intrincea le opposizioni: «Il modello di giustizia di Nordio è quello di Trump» l’affondo del Pd Francesco Boccia. Nordio in serata tiene il punto. Con lui il centrodestra che fa quadrato. Ma intanto è scoppiato un altro caso. Con il Csm e il suo vicepresidente Fabio Pinelli. Nasce dalle parole del ministro sulle sanzioni disciplinari irrogate da Palazzo dei Marescialli. Troppo spesso cadono nel vuoto, sostiene. E le carriere dei magistrati dipendono troppo, rincara, dalle correnti di appartenenza. «Le correnti stanno al Consiglio Superiore della Magistratura come i partiti stanno al governo o al parlamento».
Nordio sostiene che il Csm sia «il riflesso delle correnti. Se non sei iscritto a una corrente non hai nessuna possibilità non dico di carriera, ma neanche di essere ascoltato. Se tu invece ha in una corrente di queste il tuo padrino, il tuo protettore, anche quando finisci davanti alla sezione disciplinare c’è una stanza di compensazione». Netta la replica di Pinelli: «Nell’esperienza acquisita quale presidente della sezione disciplinare del Csm, l’attività da essa compiuta si è caratterizzata, grazie alla serietà e competenza di ciascun componente, dall’analisi rigorosa degli atti e dalla applicazione dei principi di diritto».
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