Tim esce da Inwit, la società delle torri su cui passa il segnale delle reti mobili, e incassa 250 milioni. Liquidità che contribuirà a ridurre l’indebitamento del gruppo, stimato — esclusa questa operazione — a circa 7,5 miliardi di euro a fine anno, in calo rispetto ai 20,3 di fine 2023 e agli 8,1 dello scorso 30 giugno.
Prosegue dunque, come previsto, dopo la cessione della rete fissa a Kkr, il processo di rifocalizzazione della società guidata da Pietro Labriola sulle attività dei servizi di telecomunicazione per famiglie e imprese. Il gruppo lo scorso 1° luglio, dopo vari tentativi andati a vuoto, ha annunciato infatti l’addio all’infrastruttura di rete fissa. Una operazione che consente fra l’altro a Tim di alleggerisi di 14 miliardi di debiti.
LA QUOTA
Nel dettaglio, la società ha venduto a Impulse I, consorzio guidato dal fondo basato a Parigi Ardian, la quota residua, pari al 10% (pari a circa il 3% indiretto), posseduta in Daphne 3, la holding a cui fa capo il 29,9% di Inwit. Un altro 33% è invece di proprietà di Vodafone e il resto è sul mercato.
L’accordo si basa su una valutazione delle azioni dell’azienda delle torri pari a 10,43 euro (10,36 euro la chiusura ieri in Borsa, in lieve crescita dello 0,36%) e comporta per Tim un incasso di circa 250 milioni, tenendo conto dell’indebitamento netto di Daphne 3. La chiusura dell’operazione, precisa una nota, è soggetta a determinate condizioni e si prevede che avvenga nel quarto trimestre del 2024.
IL CORRISPETTIVO
Ardian, in seguito a una accordo siglato con Tim circa due anni fa, possedeva già il 90% della holding Daphne 3. Nell’agosto del 2022 il gruppo delle telecomunicazioni aveva infatti ceduto al fondo francese il 41% della holding. L’operazione era stata conclusa sulla base di una valutazione delle azioni Inwit di 10,4275 euro e il corrispettivo pagato a Tim era stato di circa 1,3 miliardi (oltre al rimborso del prestito di 200 milioni concesso al consorzio al momento della costituzione di Daphne 3).
I CONTI
Inwit — primo operatore delle torri in Italia per numero di siti gestiti su cui vengono ospitati gli apparati di trasmissione di tutti i principali operatori nazionali — ha chiuso il 2023 con ricavi per 960 milioni, in aumento del 12,6% rispetto al 2022 e profitti per 339 milioni (+15,7%), mentre nel secondo trimestre di quest’anno il fatturato si è attestato a 257 milioni (+8,2%) e l’utile netto a 89 milioni (+10,5%).
Ieri in Borsa infine il titolo Tim ha chiuso in calo dell’1,45% a 0,22 euro.
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