26.05.2025
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Economy

«Investire di più sulla difesa, la Nato ci chiederà il 3-3,5% del Pil»


L’Italia dovrà investire di più in difesa. Al vertice del 24 e 25 giugno, la Nato chiederà ai partner di alzare l’asticella della spesa. Dal 2% in rapporto al pil, che l’Italia ha raggiunto quest’anno, salirà al 3% o addirittura al 3,5%. Gli Stati Uniti potrebbero anche andare oltre, arrivando a chiedere agli alleati di arrivare al 5%.

LE RICHIESTE

«Come ministro ho il dovere di dire che abbiamo bisogno di investimenti maggiori. Quelli che il governo riuscirà a dare sono fondamentali per costruire una difesa futura. Penso che la Nato chiederà il 3-3,5% del pil, gli americani chiederanno il 5%: non saranno raggiungibili immediatamente ma l’obiettivo per i prossimi anni è aumentare le spese», ha ammesso il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parlando dal palco del Festival dell’Economia di Trento.

Roma è per ora in linea con l’impegno di arrivare al 2%. Un traguardo raggiunto sia aumentando le risorse stanziate sia sfruttando a pieno gli spazi delle regole di contabilità dell’Alleanza Atlantica che permette di includere nel perimetro del personale anche le pensioni o gli appartenenti ad altri corpi -come Guardia di Finanza o Guardia Costiera- purché ricevessero addestramento militare. Permette inoltre di contenere gli armamenti al momento dell’ordine e non alla consegna che arriva a distanza di anni.

Crosetto ha quindi parlato della crescita della difesa comune europea. Prospettiva che dovrà guardare all’intero continente, quindi anche a Norvegia, Turchia e Paesi dell’Est. Un processo che avverrà «nel tempo», sul quale ci sono resistenze per «un eccessivo protagonismo nazionale». Un riferimento alla Francia. Parigi preme affinché la centralizzazione degli investimenti prediliga acquisti di prodotti al 100% europei. Ma in un’industria dove ampie sono le collaborazioni, «una sola nazione ha prodotti 100% europei», ha sottolineato il ministro. Non a caso Bruxelles dovrà concordare con la Gran Bretagna un accordo che permetta alle aziende d’oltre Manica di beneficiare di Safe, il dispositivo lanciato dalla Ue che prevede di concedere agli Stati fino a 150 miliardi di prestiti per finanziare le dotazioni militari. Un’intesa preliminare sul fondo congiunto è stata raggiunta dagli ambasciatori dei 27 Stati membri lo scorso lunedì. Crosetto ha poi evidenziato come la capacità industriale europea nella difesa sia ancora «più lenta e costosa», di quella Usa o russa. All’industria occorrono inoltre materie prime, una catena di approvvigionamento a lungo termine, che consente di sviluppare tecnologie. Per questo, ha spiegato il ministro, saranno determinanti il ​​Piano Mattei per l’Africa e una mappa di dove si trovano per «avere una mappa dei possibili scontri futuri».

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