01.07.2025
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Economy

insegnanti in calo, ma più dottori


Con 1,2 milioni di dipendenti, la scuola oggi è il comparto della Pa con più dipendenti. In pratica, uno statale su tre presta servizio in questa area. Il calo delle nascite, però, «avrà conseguenze significative sugli organici della scuola», avverte il ragionere generale dello Stato, Daria Perrotta. Il garante dei conti pubblici è stato ascoltato questa settimana dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti derivanti dalla transizione demografica: «Occorre adeguare l’organizzazione della macchina dell’amministrazione pubblica per affrontare le esigenze di una popolazione sempre più anziana».

Secondo Perrotta, da quasi un anno alla guida della Ragioneria, se da un lato la scuola avrà bisogno di meno docenti a fronte del calo del numero degli alunni, dall’altro l’aumento della popolazione anziana richiederà un maggior fabbisogno di servizi sanitari e di assistenza a lungo termine. «Il sistema dovrà dotarsi di adeguati strumenti di reperimento delle necessarie figure professionali, in particolare per alcune specializzazioni», afferma la Ragioniera. Non è invece previsto, almeno nell’immediato, un calo del fabbisogno di personale nelle università.

I FATTORI
Nella sua relazione davanti alla Commissione sulla transizione demografica, Perrotta ha fatto poi il punto sul futuro andamento della spesa per pensioni, sanità e assistenza a lungo termine. La spesa pensionistica, ora al 15,3% del Pil, aumenterà costantemente fino a raggiungere un picco del 17,1% nel 2040. L’uscita dal lavoro delle generazioni del boom e gli scivoli per il pensionamento anticipato sono i fattori all’origine di questo incremento. Successivamente, il rapporto declinerà gradualmente al 16% nel 2050 (grazie alla piena applicazione del sistema contributivo), per poi convergere al 14,1% nel 2060 e restare sostanzialmente su questo livello fino al 2070.

Capitolo sanità, le previsioni della Rgs sul rapporto fra spesa sanitaria e Pil vedono una sostanziale stabilità nel biennio 2028-2029, seguita da una crescita regolare fra il 2029 e il 2050. «Il rapporto passerà dal 6,2% del 2023 al 7,2% del 2070», ha affermato la responsabile dei conti pubblici.

Infine, la spesa pubblica per il long term care in rapporto al Pil si attesterà nel periodo 2024-2027 su un livello pari in media all’1,6%. Dopo una sostanziale stabilità fino al 2029, l’andamento della spesa è previsto in salita, in particolare tra il 2030 e il 2055.

Davanti alla stessa commissione, il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, aveva espresso lo stesso pensiero della Perrotta: «La transizione demografica eserciterà una pressione significativa sulla spesa pensionistica, sanitaria e per la long term care, con un lieve effetto compensativo sulla spesa per l’istruzione». La spesa per le misure per la natalità sarà impattata egualmente. «Ci sono misure, come l’assegno unico, il cui livello di spesa è strettamente connesso al rapporto delle coorti interessate e del saldo tra coloro che escono dal beneficio al superamento di una certa età e di coloro che vi accedono», ha ricordato Perrotta. L’Auu ha assorbito da marzo 2022 a oggi circa 60 miliardi di euro.

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