«Chi paga?». È la grande domanda che porta con sé la direttiva europea sulle case green, il complesso di norme per rendere gli edifici a emissioni zero entro il 2050. Su questo lavorano i parlamentari italiani. In Manovra si sta studiando un sostegno per le famiglie che acquistano una casa a bassi consumi e ad alta classe energetica. I futuri proprietari potranno contare su uno sconto sulle tasse. La proposta è del senatore di Forza Italia, Roberto Rosso, in prima fila anche nel portare avanti il disegno di legge sulla rigenerazione urbana. Se dovesse passare, l’emendamento presentato dagli azzurri -indicato tra i correttivi prioritari e segnalati- chi acquista una casa efficiente dal punto di vista energetico beneficerà di una detrazione fiscale pari al 50% dell’Iva pagata sull’acquisto. Quali potrebbero essere gli effetti concreti s si possono vedere guardando le quotazioni in una grande area urbana come appunto Roma e prendendo come esempio un appartamento di 80 metri quadri. Secondo una recente analisi di Crif, il prezzo medio per una casa di classe A e B — le due previste all’emendamento- è di 3.886 euro al metro quadro. Si parla quindi di circa 310mila euro di valore dell’immobile. All’operazione è applicata l’Iva al 4%, quindi poco superiore 12mila euro. La quota da portare in detrazione sarebbe perciò di circa 6.000 euro spalmata in dieci anni. Tale possibilità non vale tuttavia per tutte le abitazioni, ma soltanto per quelle cedute dall’impresa che le ha costruite o da fondi comuni d’investimento. La misura infatti rientra nel più ampio progetto di coinvolgere i privati e i fondi nella costruzione di alloggi accessibili a giovani e famiglie.
LA CEDOLARE
La casa è uno dei grandi temi della Manovra ora in discussione al Senato. La Lega prova a inserire nel provvedimento l’avvio del Piano Casa e allo scopo ha individuato risorse per 877 milioni. Il vertice di maggioranza di giovedì è servito invece a iniziare a snocciolare idee su come rivedere, così come richiesto un po’ da tutti, l’aumento della tassazione sugli affitti brevi. Il disegno di legge di Bilancio ha portato al 26% il prelievo, facendo salvi soltanto i proprietari che non ricorrono alle piattaforme e affittano in proprio. Il punto di partenza delle trattative è un ritorno, parziale, alle norme attualmente in vigore. La tassazione sarà al 21% sul primo immobile dato in locazione. Sul secondo e sul terzo si applicherà una cedolare del 26%. La novità rispetto all’attuale regime è che già dal quarto e non più dal quinto immobile affittato i proprietari saranno equiparati a imprenditori, con quindi tutta un’altra serie di adempimenti e tassazione. Chiude il capitolo casa la possibilità di condoni e sanatorie proposti da Fratelli d’Italia. «Il ministro competente sono io, me ne occuperò personalmente», ha però spiegato ieri il titolare delle Infrastrutture, Matteo Salvini, parlando da Venezia dove partecipava a un appuntamento dell’Ance e delle filiera delle costruzioni nell’ambito della Biennale.
L’IMPOSTA
Sull’immobiliare FdI propone a sua volta una norma interpretativa per precisare che gli immobili usati a fini governativi e istituzionali da diversi organi dello Stato sono esenti dall’Imu. Diversi Comuni continuano a infatti a chiedere l’imposta, generando uno serie di contenziosi. Il correttivo presentano dai meloniani chiarisce quindi che lo Stato deve essere inteso «in tutte le sue articolazioni centrali e periferiche» .
A metà o al massimo alla fine della prossima settimane «faremo il punto definitivo sui temi da affrontare», ha spiegato il viceminstro dell’Economia, Maurizio Leo, auspicando di poter dare anche altri segnali alle imprese. L’obiettivo è dare stabilità all’iper-ammortamento: «speriamo si possa arrivare a un triennio ma sicuramente si può lavorare su un biennio». Il viceministro è poi entrato sul tema sanatorie: «Sono sempre stato contrario ai condoni, ma in Campania c’è una situazione particolare, perché è esclusa da quelli precedenti». Quanto all’articolo 18 sui dividendi si lavora per rivederlo, mentre lo stesso Leo si è mostrato più cauto sulle proposte di toccare la Tobin Tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie: «lascerei tutto com’è ma vediamo il dibattito». Discussione che tocca anche il contributo sulle banche. Forza Italia mette le mani avanti sull’eventuale 0,5% di Irap in più solo per le grandi banche, chiesto dalla Lega, aggiuntivo al rincaro di 2 punti già previsto.
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