20.05.2025
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Politics

«In gioco i valori dell’Occidente»


Una lezione su Alcide De Gasperi. Una lezione sulla politica estera di ieri e di oggi. È quella che Pier Ferdinando Casini ha rivolto a oltre un centinaio di giovani attentissimi. Sono le ragazze e i ragazzi del corso del Sioi per la preparazione al concorso per la carriera diplomatica. Casini, con loro, ci tiene a raccontare quanto il patrimonio ideale e politico di De Gasperi, che al tempo era divisivo nel momento della Guerra Fredda e della contrapposizione interna e internazionale con i comunisti, sia diventa finalmente e non da ora patrimonio condiviso delle varie parti politiche: «Europeismo, atlantismo, multilateralismo. Appartengono a tutti ormai questi principii degasperiani. E li si trova tanto nella Meloni quanto nella Schlein. E un buon segno e la riprova che la forza della buona politica rimane e diventa preziosa per chi viene dopo».

L’ex presidente della Camera, che in occasione dei 70 anni dalla morte di De Gasperi riflette particolarmente sul lascito dello statista democristiano, a un certo punto della sua lectio magistralis osserva: «Al tempo del famoso vertice di Pratica di Mare, una delle cose migliori fatte da Berlusconi, e quando i presidenti americani avevano un atteggiamento di grande apertura verso la Russia, c’era qualcosa che si muoveva. Poi, brutti segnali: la Georgia, l’occupazione della Crimea e del Donbass, le persecuzioni putiniane contro gli oppositori, e la guerra contro l’Ucraina». E noi, oggi, «non possiamo non stare con l’Ucraina e ci dobbiamo stare proprio in continuità con la nostra fedeltà ai valori dell’Occidente. Questa parte del mondo è in crisi ma l’Occidente è una cosa per cui vale ancora la pena lottare».

CAMBIO DI FASE
Proprio l’Occidente, ma non solo questo, ha sempre creduto nella pratica del multilateralismo. A cui, degasperianamente, Casini è molto affezionato. Ma purtroppo ne vede la crisi. «Il multilateralismo oggi funziona poco ma non è sbagliata la ricetta: dobbiamo farlo funzionare meglio. Gli scenari di guerra — incalza l’ex presidente della Camera — si moltiplicano anche perché questo strumento regolatore importantissimo si è appannato. L’Onu non riesce a incidere nel quadro mondiale, neanche rispetto a realtà come il Venezuela e il Nicaragua. Durante la Guerra Fredda la sua moral suasion aveva più forza. Oggi invece l’Onu rischia di sparire dai riflettori e questo è gravissimo». In platea, insieme al presidente della Sioi, Riccardo Sessa, che ha svolto il saluto iniziale di questo incontro, ci sono tra gli altri Angelino Alfano, attuale presidente della Fondazione De Gasperi, Stefano Andreotti, figlio di Giulio, Marco Forlani, figlio di Arnaldo, e Gennaro Migliore che è stato finora presidente dell’assemblea parlamentare mediterranea. Rivolto a loro e a tutti i futuri diplomatici, Casini insiste su un punto: «Non vanno mescolate le risse politiche interne con le grandi scelte strategiche di politica internazionale. I due piani devono restare ben distinti». Il discorso si collega alla vicenda in corso della scelta di Raffaele Fitto come commissario europeo e, secondo l’auspicio di molti, come vicepresidente esecutivo della commissione guidata da Ursula von der Leyen: «Nel recente passato, Gentiloni è stato commissario Ue. Così come anche Tajani e Frattini. Tutti loro sono stati commissari italiani, rappresentanti dell’intero Paese, prima ancora che esponenti di una parte politica. Io mi auguro che anche su Fitto si distingua tra le contese politiche interne e la comune esigenza di tutti i partiti di avere una rappresentanza forte in Ue».

Il dialogo, l’apertura, l’inclusività: ecco come la Dc, di de Gasperi e dei suoi successori, si è ispirata a questi metodi. Che sono tuttora assai validi. Ma guai a smarrire la strada. La via dell’Europa, per esempio, Casini la vede alla stessa maniera di Draghi. «Io sono d’accordo al 101 per cento con il rapporto elaborato da Draghi per von der Leyen. E vedo i rischi che vede lui. O l’Europa si sveglia e fa quello che deve fare, a cominciare dal debito comune per finanziare iniziative economiche che ci aiutino ad essere competitivi con gli Usa e con la Cina, o questa nostra parte del mondo diventerà irrilevante».

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