In madrepatria la chiamano “la fabbrica oscura”. D’altronde la luce non serve se non ci sono operai umani in giro: l’ha deciso l’intelligenza artificiale, primo manager di questo avamposto che affaccia sul lavoro di domani. Benvenuti nella fabbrica del futuro: il ceo di Xiaomi, Lei Jun, ha da poco rivelato che la fabbrica di produzione di smartphone di nuova generazione situata nel distretto pechinese di Changping diventerà presto operativa. Si tratta di un’installazione intelligente autonoma unica nel suo genere, che opera 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza bisogno di input umano. Il colosso cinese della telefonia afferma che l’installazione non solo è in grado di produrre 10 milioni di telefoni all’anno, ma può anche identificare e correggere autonomamente i problemi di produzione.
La struttura, che ha richiesto un investimento di 2,4 miliardi di yuan (circa 330 milioni di dollari), si estenderà su 81.000 metri quadrati. Dotata di 11 linee di produzione, sarà in grado di produrre i telefoni dell’azienda a una velocità costante di uno al secondo, riducendo la necessità di forza lavoro umana grazie a un uso mirato dell’IA. Questa configurazione elimina il bisogno di illuminazione, riscaldamento o altri controlli ambientali tipicamente richiesti per i lavoratori umani: da qui il termine scelto di “dark factory”, “fabbrica oscura”. Protagonista nel nuovo complesso, oltre all’IA, anche la robotica: gli automi sono responsabili di gran parte delle operazioni di assemblaggio, dalla gestione dei componenti alla saldatura fino al montaggio finale.
Questi robot sono dotati di sensori avanzati e software di controllo che consentono loro di eseguire operazioni complesse con grande precisione. Un sistema brevettato, chiamato “Sky Rail”, trasporta i componenti in giro per la struttura usando i percorsi più efficienti, mentre un sistema di test automatizzato controlla rigorosamente ciascuna unità per testarne la qualità. Un’automazione di questo tipo, promette il colosso cinese, può portare a una migliore qualità del prodotto finale e a una riduzione degli sprechi, contribuendo a vantaggi sia economici che ambientali.
Il progetto di Xiaomi rappresenta un primo sguardo verso il futuro dell’industria manifatturiera. Tuttavia, questa rivoluzione porta con sé anche sfide e considerazioni importanti, soprattutto per quanto riguarda l’impatto sull’occupazione. I robot stanno pian piano sostituendo gli operai umani in un processo che dura ormai da oltre vent’anni. Uno dei tagli più importanti è avvenuto nel 2016, quando Foxconn — colosso taiwanese della produzione di componentistica elettrica ed elettronica, tra i suoi clienti di punta ci sono Microsoft, Sony, Samsung, Amazon, ed Apple — ha ridotto la propria forza lavoro di 60mila unità, più della metà, sostituendo gli operai umani con macchine che lavorano 24 ore al giorno, tutti i giorni. «Stiamo applicando l’ingegneria robotica e altre tecnologie di produzione innovative per sostituire le attività ripetitive precedentemente svolte dai lavoratori umani», aveva dichiarato all’epoca l’azienda in una nota.
«Attraverso la formazione, consentiremo ai nostri dipendenti di concentrarsi su elementi di maggior valore aggiunto nel processo di produzione, come ricerca e sviluppo e controllo qualità». Insomma, nel caso di Foxconn qualche umano è rimasto. Ma la fabbrica intelligente di Xiaomi porta l’automazione all’estremo, sostituendo con l’IA anche lavori tradizionalmente umani come la diagnostica e il controllo qualità. Attenzione poi perché il fenomeno non riguarda solo l’industria manifatturiera. Amazon ha recentemente iniziato ad aumentare l’uso di macchine autonome nei suoi centri logistici e nei magazzini, passando da 350mila robot del 2021 agli oltre 750mila del 2023. Nell’ottobre dello scorso anno, il colosso di Seattle ha annunciato l’arrivo di Digit, un robot alto un metro e 75 che può sollevare e trasportare pacchi fino a 16 kg. Insomma, l’automazione è qui e le aziende che la abbracceranno saranno in grado di mantenere il passo su una scala globale dove le fabbriche del futuro saranno tutte o quasi gestite in autonomia da IA e robot. Secondo Pew Research, la progettazione, la programmazione e la creazione di questi dispositivi e robot creeranno entro il 2025 molti nuovi posti di lavoro. Anche se, avvertono gli esperti, gli stessi robot potrebbero sostituire 20 milioni di lavoratori umani nel solo settore manifatturiero a livello globale entro il 2030. E resta ancora da capire se i nuovi lavori creati dai progressi nell’automazione saranno sufficienti a compensarne le perdite occupazionali.
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