La volatilità dei prezzi, tra petrolio e gas, torna a essere la grande protagonista sui mercati. È questo il vero risultato dell’escalation delle tensioni tra la Russia e l’Occidente di fatto spinta dall’ultima mossa di Joe Biden sul fronte ucraino. Un quadro che spinge già gli analisti a proiettare un 2025 all’insegna di nuovi massimi e ricadure per le quotazioni, a partire da quelle del gas.
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Per la verità, anche i prezzi del petrolio erano gia risaliti lunedì verso i 70 dollari al barile dopo l’autorizzazione degli Stati Uniti agli attacchi contro la Russia, salvo poi prendere fiato (ieri il prezzo si è fermato a i 69 dollari al barile). Ha ripiegato invece il prezzo del gas che, dopo ave superato nuovamente quota 47 euro per megawattora in giornata, in chiusura ha ceduto il 2,6% attestandosi sui 46 euro per megawattora, comunque vicino ai massimi annuali. L’altalena non ha però a che fare più di tanto con le attese, poi smentite dai fatti, per lo stop totale delle forniture del colosso russo Gazprom all’Europa. Di fatto, le richieste dei clienti in Austria e Slovacchia per la fornitura di gas naturale russo tramite l’Ucraina sono addirittura aumentate del 6% rispetto a lunedì, nonostante Gazprom abbia interrotto la fornitura al gruppo energetico austriaco OMV sabato scorso a causa di una controversia contrattuale.
Qualcuno ha comprato il gas diretto fino a pochi giorni fa a OMV. Ma non è ben chiaro chi sia l’acquirente. In ogni caso la notizia e che il flusso non si e arrestato. Uno stop totale degli approvvigionamenti via tubo da Mosca rappresenterebbe la principale preoccupazione nel mercato europeo legata al contratto per il trasporto di gas russo attraverso l’Ucraina, che dovrebbe scadere alla fine di dicembre e Kiev non intende rinnovare. Cosa succederà dal 2025, è difficile dirlo, considerata la dipendenza dell’Austria dal gas di Mosca. Fino a un anno fa Vienna riceveva il 98% del suo gas dalla Russia, ma ha progressivamente spostato parte delle sue forniture tra Norvegia e Turchia. Anche per questo si prevede un potenziale aumento della domanda di Gnl all’inizio del 2025.
Ma la principale preoccupazione dei mercati restano gli sviluppi geopolitici sull’asse Usa-Russia dopo che il Ministero della Difesa russo ha confermato che l’Ucraina ha colpito un sito militare a Bryansk con sei missili a lungo raggio e pesa la minaccia di una risposta del Cremlino a colpi di nucleare. Anche le Borse hanno risentito della nuova escalation mentre si interroga sulle prossime mosse di Donald Trump. E tanta incertezza non può confermare lo scenario di volatilità per gas e petrolio nei prossimi mesi.
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