«La svolta che si attendeva dopo 5 anni di rallentamento è già in atto: avrà piena espressione nel 2026 per il mercato immobiliare. E allora «sarà Roma la città vincente». A certificarlo è lo stesso mondo del settore immobiliare raccolto a Rapallo nella due giorni conclusa del 33mo Forum-A New Era di Scenari Immobiliari. Guardando al 2030, aggiunge il sondaggio lanciato dal presidente Mario Breglia, la Capitale continuerà a spingere e se la giocherà con Milano, al momento alle prese con il caos giudiziario. Un vento favorevole «che si pesa già con il forte interesse, e sempre in crescita, degli investitori internazionali», è il tema ricorrente negli oltre cinquanta interventi sul palco.
RISCHI E OPPORTUNITÀ
Attenzione, però, vanno sfruttate a dovere le potenzialità, compresa la leva del solido posizionamento dell’Italia fotografato da Intesa Sanpaolo pur nel noto contesto di incertezza geopolitica. Tra economia italiana diventata “molto più resiliente” (la crescita cumulata tra 2021 e 2024, +6%, è tre volte quella della Germania e ben più di quella dalla Francia pari al 4,4%), traiettoria virtuosa dei conti pubblici appena messa agli atti dalla promozione di Fitch sul debito, solidità del sistema bancario e risparmi delle famiglie (la potenza di fuoco da puntare, cioé la ricchezza puntata, è aumentata di un trilione di euro in dieci anni) ce n’è abbastanza per attrarre quel tesoro, tra capitali dall’estero e dote delle famiglie e delle imprese italiane, prezioso per la crescita del Paese fortemente segnata storicamente dalle costruzioni, dice a chiare lettere il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice. Senza contare che nel 2026 sulla crescita italiana dovrebbe farsi sentire appieno il triplice effetto tra impiego dei fondi Pnrr, calo dei tassi e ripresa tedesca. Il vero rischio è non poter cogliere l’opportunità sul tavolo, a sentire Alessandro Caltagirone, presidente di Immobiliare Caltagirone. «L’Italia sta vivendo un ottimo momento, è credibile. Altri Paesi che erano giudicati sicuri, sono risultati molto meno sicuri di quello che si credesse. Dunque è davvero un momento in cui anche gli investitori vedono l’Italia come un buon mercato in cui investire. Abbiamo senza dubbio un treno in corsa davanti. Il problema è se riusciamo a salirci su. E non è così scontato». Il nodo è presto spiegato: «I due mercati principali, Roma e Milano, sono entrambi un po’ fermi, seppure per motivi completamente diversi». Guardando alla Capitale, «in uno scenario potenzialmente molto positivo, il problema principale in questo momento è che a luglio è uscita una nuova legge regionale senza norme transitorie», spiega Caltagirone. Questo con la conseguenza che «a causa del cambio di legge tutte le trattative in corso sono da ricominciare. Con i regolamenti attuativi che verranno fatti a dicembre. Vuol dire che se un investitore decide di puntare su Roma sa che per il prossimo anno e mezzo non vede un progetto». Una difficoltà non di poco conto.
«Il mio auspicio», continua Caltagirone, «è che i comuni facciano i regolamenti attuativi nel più breve tempo possibile per sbloccare i progetti». Quindi non è un problema di mercato, ma di quanto di questo mercato, ottimo e che funziona, riusciamo a mettere a terra». Quanto in generale al residenziale, «è cresciuto a Roma troppo poco rispetto all’Europa. Quindi la Capitale è diventata una città molto interessante». Più in generale, per il mercato della vendita, nessun problema. Mentre per il mercato degli affitti c’è una normativa non così favorevole (a partire dal meccanismo delle indetraibilità) per gli investitori istituzionali che vogliano creare un parco di abitazioni ad hoc. Andrebbero modificate le norme».
GLI INTERVENTI NECESSARI
Non è la solita questione della burocrazia che blocca lo sviluppo, oppure di certezza del diritto certamente indispensabile come sottolineato un po’ da tutti («Senza regole certe, chiare , e al riparo dalle interpretazioni del momento, è difficile attrarre tutto il potenziale di investitori dall’estero. L’asse pubblico privato ha bisogno di un percorso certo»). Per Caltagirone in nodo della Capitale è ancora più profondo. E di qui l’urgenza. «Roma oggi non ha una legge. Non c’è una legge transitoria, dopo le norme introdotte a luglio, che permetta di gestire i progetti».
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