A Questo è «un regime». Questa è «una manovra di guerra». Questo è «un governo che privatizza la sanità». Questo è «un sistema di menzogne che racconta un Paese che non c’è». Questo, questa e questo. E quello, cioè lui, il Subcomandante Mau, cioè Maurizio Landini, si staglia su tutto come il capopopolo di un popolo rimasto per lo più a lavorare invece che festeggiare la Cgil e nel semi-vuoto dello sciopero e delle piccole piazze («Siamo mezzo milione», esulta il sindacato ma si sa: la solita tombola dei numeri) egli assume le pose di Zorro o di Robin Hood. Anzi, sembra Spartaco il ribelle (ma Kirk Douglas lo interpreta meglio di Mau) il quale lottava contro l’antica schiavitù romana e sempre di schiavitù si tratta anche oggi: «Fare impresa è sfruttare le persone», grida Landini contro il patriziato contemporaneo, meritevole di una patrimoniale così la smette di schiavizzare la gente («Chi ha di più deve dare di più»).
LO STRATEGA
In questa bulimia di scioperi che si moltiplicano su se stessi e diventano cerimonie onnicomprensive in cui tutto si mescola e si confonde, ieri la protesta ha spaziato dalla nuova legge di iniziativa popolare sulla sanità pubblica, che il Subcomandante annuncia dal palco di Firenze di voler portare in Parlamento, alla lotta dura senza paura contro la riforma di Nordio sulle carriere dei magistrati («Ci impegneremo fortemente a fermarla»), dall’ora e sempre resistenza perché «questo è un governo fascista nemico della Costituzione» (così annuncia a due passi da Mau il rettore dell’università per stranieri di Siena e volto combat-pop dei talk show: Tomaso Montanari) al No alle armi a Kiev, che è risuonato qui e lì lungo i cortei. Oceanici? Ma certo: «Allo sciopero hanno partecipato il 68 per cento dei lavoratori», assicura il Subcomandante Mau. Con la u e non con la o: sennò, Mau sarebbe Mao, il Grande Timoniere, ma più o meno siamo lì.
Il 68 per cento è una cifra boom, se non fosse che nelle scuole solo il 3,86 per cento degli insegnanti ha scioperato, dichiara il ministro Valditara («La cifra più bassa registrata negli ultimi tre anni») e tra i dipendenti pubblici appena il 20 per cento non ha timbrato il cartellino, come dice il ministro Zangrillo. Il quale però è arrabbiato perché nella piazza landiniana di Firenze sono circolate banconote false raffiguranti il volto di Meloni e il suo e questo lo preoccupa: «La Cgil vuole creare tensioni». Ma si ironizza anche su questo mini-sciopero: i ragazzi di Atreju hanno organizzato per i vialetti di Castel Sant’Angelo uno scherzoso corteo simil-sindacale fingendo di indicarlo come lo «sfruttatore del popolo» perché li fa lavorare alla kermesse di FdI da lui curata insieme ad Arianna. Mentre Salvini parla di «disagi limitati» e ringrazia «donne e uomini delle Fs» rimasti al lavoro, sottolineando che sulla linea Roma-Milano «è stato garantito il 100% del servizio».
Viceversa, il Subcomandante Mau si prende molto sul serio. Mescola Georges Sorel (il sindacalista rivoluzionario) e Albert Camus (l’autore dell’«Uomo in rivolta», mal interpretato) e come dicono un po’ tutti, specie a sinistra, sembra avere mire politiche evidenti. Sarà per questo, per non dargli soddisfazione e per non farsi rubare in prospettiva il posto da lui, che i due principali leader delle opposizioni — Schlein e Conte — non si sono fatti vedere ieri in nessuna piazza? Accanto al Subcomandante a Firenze, ecco invece gli altri due, Bonelli e Fratoianni, felicemente tuffatisi nel, si fa per dire, bagno di popolo. Ovvero: tenersi buona la Cgil che porta tanti voti alle elezioni. Che è poi, insieme alla paura di farsi scavalcare da Mau, anche la convinzione di Elly e Giuseppi a cui fanno gola le truppe cammellate del sindacato sia per le Politiche del 2027 sia per le primarie, io contro di te, te contro di me e tutti contro tutti, che dovrebbero precedere quel momento fatale.
IL VENDICATORE
Ma non dovrebbe pensare Landini ai contratti e a portare nel sindacato più iscritti che lavorano senza fare della Cgil un pensionato per pensionati? Macché. Dopo il tonfo del referendum sul Jobs Act, in cui ha coinvolto anche Schlein e Conte, il Subcomandante fiuta un’aria di trionfo contro il governo e contro la manovra «iniqua» e che «non alza i salari». «Andremo avanti fino alla vittoria», grida Mau qui in versione guevarista: hasta la victoria siempre! Quella vittoria che la tentata serrata del solito venerdì non sembra anticipare.
Se i servizi pubblici hanno più o meno funzionato, Mau non li ha visti funzionare. Forse perché il suo sguardo è concentrato sui traditori della Cisl e ora anche della Uil che non lo seguono nella sua «rivolta sociale», sulla freddezza di Schlein e Conte e soprattutto sull’attivismo protestatario dei Cobas, che fanno di tutto per surclassare la Cgil e Mau resiste e si agita e voi fate uno sciopero e io ne faccio uno più di voi. Come se si potesse sfuggire alla legge secondo cui c’è sempre uno più puro che ti epura. Il Subcomandante si è fatto tale proprio per non incappare in questa regola infallibile e insomma Io sono Mau l’angelo vendicatore e il federatore di tutti i disagiati della Penisola. E posso fare a meno della Cisl, della Uil, di Pd e 5 stelle e pure dei lavoratori in piazza. Sperando che le tute blu — quelle che restano — invece di occuparsi del futuro dell’acciaio italiano e della concorrenza cinese si mettano a leggere Camus.
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