Accusato di essere un camorrista e trafficante di droga nel 1983, mentre era all’apice del successo con la sua trasmissione “Portobello”, messo in carcere senza prove dopo essere stato ripreso in manette, e scagionato nel 1987 con formula piena. Quello di Enzo Tortora è indubbiamente il caso più clamoroso e doloroso di errore giudiziario, non l’unico. Ben più recente il caso di Antonio Lattanzi, ex assessore comunale ai Lavori pubblici di Martinsicuro (Teramo), arrestato per tentata concussione e abuso di ufficio quattro volte nel giro di due mesi, 83 giorni di carcere, assolto.
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La riforma della giustizia introduce anche a un organo al quale verrà affidata la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati. Si tratta dell’Alta Corte disciplinare che sarà composta da 15 membri: tre nominati dal Presidente della Repubblica, tre estratti a sorte da un elenco di giuristi che il Parlamento in seduta comune «compila con elezione», sei estratti a sorte tra i magistrati giudicanti con 20 anni di attività e con esperienze in Cassazione, tre sorteggiati tra i magistrati requirenti con vent’anni di attività e esperienza in Cassazione. I togati saranno quindi la maggioranza, ma il presidente verrà eletto tra i laici. La carica di ogni membro durerà quattro anni e non sarà rinnovabile. Sarà poi una legge ordinaria a disciplinare gli illeciti, le sanzioni, la composizione dei collegi, il procedimento e il funzionamento dell’Alta Corte. Per la prima volta in Italia ci saranno quindi delle sanzioni per il giudice che “sbaglia”. E di casi di errori giudiziari in Italia ce ne sono molti. Dal 1991 al 31 dicembre 2022, secondo i dati del ministero della Giustizia, ci sono stati in totale 222 gli errori giudiziari, otto soltanto nel 2022. Tra questi la drammatica vicenda di Beniamino Zuncheddu, un pastore sardo accusato di omicidio plurimo, scarcerato dopo 32 anni di detenzione e poi assolto a gennaio dello scorso anno dopo il processo di revisione.
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