23.05.2025
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Fashion

il look demure, la stylist e il caso della copertina del 2021 sommersa dalle polemiche. Lo scatto firmato da Annie Leibovitz


«La candidata per i nostri tempi». Kamala Harris si aggiudica la seconda copertina della sua vita su Vogue e, bisogna dirlo, questa non ha nulla a che vedere con la precedente. Completo scuro, sorriso rassicurante, posa istituzionale, la foto è firmata Annie Leibovitz (un nome che parla da solo) e il tailleur è della collezione personale di Gabriela Hearst, designer uruguayana ex direttrice creativa di Chloé. Un ritratto che ha più di un significato: innanzitutto perché si tratta di un chiaro endorsement proprio nel momento in cui l’entusiasmo nei sondaggi per la candidata democratica va scemando. E poi perché è lontano anni luce dall’ultima copertina, quella del 2021, quando Harris era «solo» la vicepresidente ed era stata ritratta in sneakers con una foto che aveva creato un certo scalpore (non in senso positivo).

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Kamala, le due cover e l’evoluzione

Nel 2021, Harris era la nuova vicepresidente, prima donna e prima donna di colore, senza figli, con una famiglia allargata e moderna.

L’obiettivo era, forse, quello di renderla «una di noi» (si fa per dire): da cui la scelta di ritrarla in versione «casual» con un paio di sneakers nere, il pantalone crop e il sorriso di chi è capitato lì un po’ per caso, tipo la vostra vicina di casa che ancora non sa bene come muoversi sul palcoscenico politico più importante del mondo. 

La foto, anche se scattata da Tyler Mitchell, primo fotografo di colore ad essere apparso in copertina di Vogue (con Beyoncé nel 2018) aveva scatenato le critiche: qualcuno all’epoca parlò di «washing out» per il colore della pelle, troppo chiaro rispetto alla realtà. Mentre lo sfondo rosa e verde (un richiamo, secondo Vogue, ai colori della confraternita Alpha Kappa Alpha della Howard University frequentata da Harris) sembrava letteralmente sovrastare la protagonista. Per non parlare del look che appariva un po’ troppo arrangiato: scelta della vicepresidente, aveva fatto sapere Vogue, anche se la stilista Gabriella Karefa-Johnson era quella della rivista. Il tutto risultava un po’ fuori fase, e a infittire il mistero era arrivato un altro scatto molto più istituzionale pubblicato online il quale, secondo gli insider, sarebbe dovuto essere la vera copertina.

Copertina da candidata

La nuova cover è tutta un’altra storia: stavolta la stylist è quella personale di Harris, Leslie Fremar, e il look è studiato per essere molto più istituzionale e di classe, riflettendo l’evoluzione della protagonista da vicepresidente in salsa «casual» a potenziale prima donna alla Casa Bianca. Un’evoluzione che segue da vicino quella reale del personaggio: alla convention di Chicago di qualche mese fa Harris era già un’altra. Se volessimo dirlo in gergo social, Kamala ora è meno brat e più demure. 

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