Dopo settimane di fibrillazioni in Italia su molteplici dossier e provvedimenti, FdI e Lega si ritrovano sullo stesso piano in Europa. Mentre il no a von der Leyen degli alleati innesca la reazione di Antonio Tajani, secondo il quale chi in Europa si pone in contrasto con la maggioranza è «politicamente ininfluente», il partito di via Bellerio esulta e rivendica di aver condotto, con un pressing continuo, Fratelli d’Italia a schierarsi contro i vertici di Bruxelles. «Noi siamo sempre stati coerenti», rispondono i meloniani che reagiscono anche alle accuse delle forze che non sostengono l’esecutivo: «Isolati? L’opposizione si accorgerà che sarà lei ad esserlo», taglia corto il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti. Sta di fatto che gli “ex lumbard” rilanciano sul patto a destra. «L’asse tra Salvini e Meloni è sempre stato forte» — puntualizza il numero due della Lega, Andrea Crippa — «sicuramente questo voto fa capire che non siamo persone che cedono ai ricatti. Non siamo persone che possono essere comprate in base a delle finte promesse, abbiamo la schiena dritta, l’unico nostro interesse è quello del futuro di questo Paese».
NO ALL’INCIUCIO
Un via libera di Giorgia Meloni alla conferma della presidente della Commissione Ue avrebbe scoperto il fianco ai prevedibili attacchi dei “Patrioti”, anche se i leghisti negli ultimi giorni avevano abbassato il tiro, sostenendo che l’eventuale semaforo verde della premier alla candidata del Ppe non avrebbe rappresentato alcun problema per il governo. Matteo Salvini approva con favore la decisione maturata dal presidente del Consiglio: l’elezione di ieri – osserva – è «un altro schiaffo a colpi di nuove tasse green, sbarchi e guerra, contro il voto di milioni di cittadini che chiedevano un cambiamento netto a Bruxelles». Insomma, «l’ennesimo inciucio». «Non posso che rallegrarmi della scelta di Fratelli d’Italia» di votare in modo contrario «anche se comunque è stata eletta Ursula von der Leyen e questo rappresenta una grande sconfitta per l’Europa», ha detto pure il generale Roberto Vannacci. Ora la ritrovata sintonia tra i due partiti si misurerà in Europa ma anche in Parlamento. Dove si potrebbe aprire il fronte con FI, considerato che gli azzurri sono su posizioni discordanti, «l’Italia conta grazie a noi» il “refrain” dei forzisti.
«La Lega da giorni fa il controcanto su tutto, magari si calmerà», dice una fonte di FdI. Salvini intanto annuncia che «i Patrioti non staranno a guardare», difenderanno «a tutti i costi la sicurezza, il lavoro e l’orgoglio degli italiani». Inviterà Ecr ad unirsi su battaglie comuni. Fdi fa sapere che andrà avanti per la sua strada, senza condizionamenti, si terrà le mani libere in Europa, valuterà sui singoli temi e manterrà comunque il dialogo con la Commissione Ue, per negoziare a partire dal ruolo che spetterà all’Italia. Le due forze politiche che si sono opposte al von der Leyen bis giocheranno quindi partite diverse. Sul tema dell’immigrazione, dell’industria, dell’agricoltura, dell’intelligenza artificiale – solo per citarne alcuni – In Fratelli d’Italia si punta ad un confronto aperto. Anche se la premessa – ribadita anche due giorni fa dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani («Non ci sono voti gratis») è che «non si faranno sconti». Perché «i verdi e le sinistre sono incompatibili per noi», mette in chiaro il responsabile dell’Organizzazione del partito di via della Scrofa, Giovanni Donzelli.
NIENTE BARRICATE
Il convincimento è che«non ci sarà alcun cordone sanitario» nei confronti del partito più rappresentativo in Italia, che von der Leyen «manterrà il rispetto nei confronti del nostro Paese». Niente barricate, dunque, ma soltanto se il nuovo corso in Europa farà gli interessi dell’Italia. «Mi auguro che la riconfermata presidente non escluda gruppi politici che non l’hanno votata dal processo decisionale», afferma il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. «Ci opporremo per i prossimi cinque anni a von der Leyen e alla sua maggioranza. Nel nome della democrazia, dell’Europa e delle sue nazioni libere e sovrane», la linea senza se e senza ma degli “ex lumbard”.
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