21.05.2025
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Politics

Il centrosinistra è davvero «pronto a governare»? Cosa unisce e divide il campo largo


«Prepariamoci a governare», ha detto la segretaria dem Elly Schlein alla festa dell’Unità di Reggio Emilia. L’intesa con le altre anime del centrosinistra, ha aggiunto la leader del Pd, va creata «nel Paese, più che nel Palazzo». In effetti, gli esponenti del campo larghissimo si sono riuniti in più occasioni, faccia a faccia. Come a luglio scorso, quando Schlein, il presidente pentastellato Conte, il portavoce di Europa Verde Bonelli, la renziana Boschi e Magi di +Europa erano tutti di fronte alla sede della Cassazione per depositare il quesito referendario per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata. Unico grande assente, Carlo Calenda di Azione, non interessato a questa battaglia.

Il parallelo con quanto avvenuto in Francia con il Nouveau Front populaire schierato contro la destra lepenista è quasi automatico. Specie con alcuni sondaggi che danno le opposizioni unite in vantaggio rispetto alla formazione di governo. Ma il dubbio è che — più che su prospettive condivise — il campo largo poggi le sue fondamenta sui «no» alle iniziative della maggioranza. E qualcuno parla già di equilibrio instabile. 

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Le crepe del centrosinistra

A guardare bene, a unire il centrosinistra sono soprattutto i «no»: il no all’autonomia differenziata, al premierato, alla riforma della giustizia caldeggiata da Forza Italia. Su quest’ultimo punto, in realtà, gli azzurri hanno potuto contare sull’appoggio di Italia Viva, che non a caso non è ospite gradita da tutti nel campo larghissimo. I più scettici coi renziani — oltre ad Avs — restano i pentastellati, che devono fare i conti anche con i dissidi interni tra il fondatore Beppe Grillo e il presidente Conte.

Schlein, nel frattempo, ha invitato gli alleati a non porre veti, nella consapevolezza, però, che un’alternativa reale debba contare anzitutto su un programma condiviso sui grandi temi. E infatti da Reggio Emilia ha parlato di una proposta di governo che si fonda «sulla questione sociale e salariale». Le priorità rimangono «la difesa della sanità pubblica, l’istruzione e la ricerca, lavoro e salari, politiche industriali, diritti sociali e civili», ha detto Schlein. Ma le crepe nel campo largo restano. 

La principale si apre sull’invio di armi all’Ucraina, che vede Pd, +Europa ed ex Terzo Polo a favore, mentre M5S e Avs sono contrari. Fratture simili si consumano sull’ambiente e sull’economia, ambito, questo, che vede il populismo economico del M5S mal conciliarsi con renziani e calendiani. A un’occhiata veloce, insomma, un centrosinistra «delle idee» non sembra esistere. Esiste, più che altro, la volontà di un’unione fondata sulla necessità di battere le destre. Destre anch’esse diverse tra loro, ma forse meno litigiose, in grado di unirsi oltre le differenze. E chissà che proprio quest’arte del compromesso non possa essere d’ispirazione per il litigioso campo largo. 

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