10.10.2025
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Economy

il Cdm dà il via libera alla riforma


Via libera preliminare del consiglio dei ministri al primo dei decreti attuativi della delega di riforma del Testo unico della finanza prevista dalle legge Capitali. «Sappiamo naturalmente che il testo è atteso con molto interesse e, proprio per favorire la possibilità di dibattito, vi confermo che sarà sottoposto alla discussione parlamentare, consentendo agli stakeholder di poter intervenire su temi tanto sensibili», ha spiegato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo ieri mattina all’assemblea di Assonime, l’associazione che riunisce le società per azioni e che ha nominato presidente Massimo Tononi. «La riforma garantirà quell’ulteriore flessibilità e autonomia societaria», ha aggiunto il titolare del Mef.

Il decreto, che ora passerà al vaglio del Parlamento per i pareri, riscrive quindi il Tuf varato nel 1998, quando direttore generale del Tesoro era Mario Draghi.

I CONTENUTI

Il provvedimento rivede soglia dell’Opa obbligatoria portandola per tutti al 30%, prevedendo anche l’addio all’obbligo di pubblicazione dei prospetti informativi sui quotidiani e deroghe alla rappresentanza delle minoranze nei cda, con Consob che può incidere con maggior efficacia sulle indiscrezioni di mercato.

Altra novità, introdotta per evitare i casi di uscita da Piazza Affari delle società, è dare alle quotate la possibilità di spostarsi dai listini principali all’Euronext Growth Market di Milano, meno oneroso e regolamentato. Il cosiddetto «downlisting» — si legge nel documento — richiederebbe una deliberazione dell’assemblea in sede straordinaria con maggioranze previste dalla Consob con proprio regolamento.

GLI INVESTIMENTI

Nel pacchetto entrano anche un riferimento alla necessità di favorire l’investimento di fondi pensione e investitori esteri nelle piccole e medie imprese italiane, favorendone in tal modo la crescita. La proposta prevede di mutuare una serie di veicoli che favoriscano gli investimenti nel private equity e nel venture capital. Questi due sistemi — che puntano a favorire gli investimenti in azioni nelle aziende non quotate e nelle società nelle fasi iniziali — devono essere riconosciuti «come settori in grado di garantire lo sviluppo e poi la crescita delle aziende, favorendo processi fondamentali di innovazione e contribuendo all’aumento dell’occupazione».


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