03.08.2025
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Politics

il Cda sarà eletto dal Parlamento


L’accordo di partenza c’è, il testo pure. Verrà depositato questa mattina in commissione Lavori Pubblici al Senato dopo mesi di attesa in cui si sono susseguiti dieci disegni di legge da parte di tutte le forze politiche. Se è presto per dire che una riforma della Rai verrà alla luce, di certo, il testo base messo a punto dalla maggioranza arriva a pochi giorni dall’8 agosto, quando entrerà pienamente in vigore lo European Media freedom Act (Emfa), il regolamento europeo per il pluralismo e la trasparenza dell’informazione. Data a partire dalla quale l’Italia potrà incorrere in infrazioni se non adeguerà le proprie norme nazionali. Per questo, i senatori della maggioranza, che hanno lavorato all’accordo, parlano di un testo emendabile «in espansione», e che recepisce le istanze strettamente richieste dall’Emfa. Non manca la revisione della governance Rai.

IL CDA
Sarà un Consiglio di amministrazione tutto di derivazione parlamentare, quello scelto dai partiti del centrodestra. In base a quanto apprende Il Messaggero da fonti vicine al dossier, il ddl che verrà presentato questa mattina elimina la disposizione che affidava la designazione di due membri del Cda al governo. Il consiglio sarà composto da tre membri, indicati rispettivamente da Camera e Senato, e da un settimo designato dai dipendenti Rai. Un’impostazione che ricalca la proposta presentata da Forza Italia e che risposta le lancette indietro, prima della riforma Renzi, quando era in vigor la legge Gasparri. Non trova spazio, quindi, la proposta di FdI di far eleggere un membro da parte del Cnel, né quella della Lega che puntava a riservare un posto anche per i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. Questi ultimi, però, secondo il testo della maggioranza, potranno partecipare alle sedute senza diritto di voto. Un altro nodo sciolto riguarda la maggioranza necessaria per eleggere il presidente da parte dei componenti della commissione Vigilanza. I disegni presentati da FdI e Fi proponevano la maggioranza semplice per evitare, in futuro, impasse simili a quello di oggi sul nome di Simona Agnes; il Carroccio, al contrario, puntava a mantenere l’attuale soglia dei due terzi. Alla fine, si è scelta una via di compromesso: maggioranza qualificata nei primi due scrutini e, al terzo, quella assoluta. Accordo anche sulla durata del Consiglio, che sarà di cinque, e non più di tre anni. Spetterà al Cda, su proposta del presidente, procedere alla nomina dell’ad.

LE PARTECIPATE
Nel testo ritorna uno dei cavalli di battaglia della Lega: la valorizzazione delle partecipazioni societarie della Rai, con la possibilità di cederne quote rilevanti, mantenendo comunque il controllo azionario.
Nessun taglio — o quasi — sul canone. Sulla scia delle richiesta dell’Emfa di definire “risorse certe” per il servizio radiotelevisivo, il testo prevede un tetto massimo per eventuali tagli — all’incirca il 5% — indicando però i casi specifici e le motivazioni per cui si potrà procedere a un eventuale taglio.

NORMA INFLUENCER
E poi il capitolo della regolamentazione dell’attività degli influencer — cara sia ai leghisti che agli azzurri — che entrano a pieno titolo all’interno del Testo unico per la fornitura di servizi media audiovisivi e che potranno incorrere in sanzioni e controlli da aprte dell’Agcom.
Dopo il deposito del testo da parte dei relatori, gli azzurri Claudio Fazzone e Roberto Rosso, per il secondo tempo dell’iter di esame bisognerà attendere settembre, quando verranno presentate le proposte emendative. Tra queste, oltre alle istanze delle opposizioni, potrebbero finire anche i desiderata dei partiti maggioranza, rimasti fuori dal testo base. Il cantiere della riforma della Rai, ora, è aperto, davvero.


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