Piccoli, ma spesso decisivi, quando si schierano con uno dei due poli. Più attraenti, ma col rischio di non toccare palla, se scelgono di giocare da soli. Si riassume con un paradosso l’ultimo anno elettorale dei centristi. Che per la verità consegna un bilancio poco esaltante ai due protagonisti dell’ex Terzo polo, Matteo Renzi e Carlo Calenda. Entrambi, correndo separati, sono rimasti fuori dall’Europarlamento, registrando un vero e proprio tracollo rispetto a quando, due anni prima, avevano tentato insieme l’avventura delle Politiche. Entrambi però hanno messo a segno dei colpi. Perché se nessuno dei due è bastato a far conquistare al centrosinistra l’Abruzzo, Azione è risultata decisiva per la vittoria di Vito Bardi in Basilicata. E Italia viva avrebbe potuto esserlo per il “campo largo” in Liguria, se non fosse stata estromessa dalla partita dal veto dei Cinquestelle. Circostanza che pare aver rimesso in dubbio la strategia renziana della svolta a sinistra. Ecco perché sia Renzi che Calenda si trovano ora di fronte a un bivio: proseguire in solitaria, rischiando la marginalità? O perdere qualche voto, puntando a pesare davvero?
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