Ministro Lollobrigida, dalle Marche non è arrivata nessuna spallata al governo…
«Alle chiacchiere del Pd piuttosto…».
Fdi è primo partito, rischiate di montarvi la testa….
«Non ce la siamo mai montati, non l’abbiamo mai persa, né quando eravamo piccoli né ora che siamo diventati grandi. Ed è la forza e l’essenza di Fdi: l’umiltà, la coerenza, il pragmatismo. Seguire con correttezza le nostre idee nell’interesse della Nazione».
Nel 2020 era la Lega il primo partito in Regione. Ora non c’è partita né col Carroccio né con Fi, non è che gli alleati ve la faranno pagare terremotando i prossimi due anni di governo?
«E che senso avrebbe? La forza del centrodestra è nella sua coesione, che è visibile, non un’unità costruita su carta. Nemmeno l’operazione Frankenstein del centrosinistra è riuscita a scalfirla. I grandi sconfitti, come nel 2020, sono i grandi partiti di centrosinistra: nella Marche sono in calo sia il Pd che il M5S».
Pensa che questo risultato possa essere un buon viatico per tagliare il traguardo di fine legislatura? Vede il 2027?
«Noi abbiamo sempre lavorato con un principio: pensa come se non dovessi morire mai, ma agisci come fosse l’ultimo giorno che hai davanti. È il mordente con cui affrontiamo ogni giorno al governo del Paese. Fin quando riusciremo a ottenere risultati, i cittadini ci premieranno perché è così che funziona la democrazia. Le Marche sono una Regione tradizionalmente in bilico, invece abbiamo ottenuto una vittoria larghissima. Un risultato portato a casa contro un recordman di preferenze del Pd: alle ultimo europee, sul suo territorio, Ricci ha battuto persino Schlein. Il risultato incassato premia tutti, anche la capacità di ampliare il perimetro del centrodestra inglobando due liste civiche. Ma Fdi ha oggettivamente trainato…».
Però in Veneto, Campania e Puglia mancano ancora all’appello i nomi dei vostri candidati. Non finirete per uscirne penalizzati?
«I candidati vanno individuati e serve il tempo necessario. Per fare le scelte giuste serve il tempo che serve. È una decisione regionale, anche se la sinistra l’aveva elevata a livello nazionale e internazionale…».
Quando chiuderete? Ma soprattutto… Lascerete il Veneto alla Lega?
«I nomi verranno ufficializzati nei prossimi giorni. Quanto al Veneto, questa non è un’asta, né un mercato. Si ragionerà tutti insieme per capire qual è il candidato migliore. Noi non abbiamo mai ragionato in termini di lottizzazione né intendiamo farlo. Fdi, pur avendo risultati importanti, non ha mai preteso candidati. Governiamo la Nazione: quel che più conta è tenere unita la coalizione. Gli altri lavorano più contro che per, una scelta che i cittadini non stanno premiando. Noi abbiamo un’impostazione diversa e sta pagando, segno che è la direzione giusta».
Eppure tutto porta alla formula “Veneto alla Lega oggi e Lombardia a Fdi domani”…
«Lei insiste ma io ribadisco: non è un’asta, ragioniamo diversamente».
Torniamo alle Marche. A suo avviso il fronte progressista è stato penalizzato dall’avviso di garanzia arrivato a Ricci in piena campagna elettorale?
«Basterebbe invertire i fattori per arrivare a una risposta. Intendo dire, se fosse accaduto a noi cosa avrebbe fatto il centrosinistra? Devo ringraziare Acquaroli per non aver cavalcato questo tema in campagna elettorale. Quando uno è garantista lo è sempre, la sinistra dovrebbe imparare dal contegno che abbiamo avuto. Pensate solo alla Liguria e a quel che è stato il caso Toti. Ora la giustizia farà il suo corso, come è giusto che sia. Ma noi la campagna elettorale ci siamo limitata a influenzarla solo con il buon governo di Acquaroli e Meloni…».
Ricci ha puntato la campagna elettorale anche su Gaza e la crisi in Medio Oriente. Sulla sconfitta del fronte progressista ha pagato anche questa scelta comunicativa?
«Se parli di Gaza piuttosto che dei problemi di Ancona, Macerata, Fermo, Pesaro e Urbino, gli elettori capiscono che non hai argomenti e stai tentando di buttare la palla in tribuna. Mentre, dall’altro lato, Acquaroli parlava di fatti concreti. Credo sinceramente che la campagna elettorale della sinistra sia stata astrusa. Non avendo un collante valoriale, non avendo un programma da proporre, hanno fatto gli attacchi più strambi, parlato del fronte internazionale piuttosto che dei problemi del territorio. E sì, non c’è che dire: l’hanno pagata tutta…».
Ileana Sciarra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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