La lunga «rivoluzione» a Cinque Stelle ha una data e un luogo di chiusura precisi: 23 e 24 novembre, Roma, Palazzo dei Congressi. Lì si terrà l’assemblea costituente, «Nova», pronta a mettere in discussione tutto, o quasi. E se c’è qualcosa che il processo costituente ha modificato — a parte l’introduzione di uno Statuto nuovo di zecca, che sarà votato in rete — è il ruolo delle due figure di spicco: da un lato il presidente Giuseppe Conte, che dal «restyling» esce certamente rinforzato, dall’altro il garante Beppe Grillo, sempre più debole e ai margini.
M5S verso la Costituente: chi sceglierà i quesiti? Base dimezzata in quattro regioni
Quali saranno, dunque, i prossimi step in vista della chiusura della Costituente pentastellata a Roma? Si parte oggi col Consiglio nazionale del partito.
Poi, tra mercoledì e venerdì prossimi, il Movimento renderà noti i quesiti che dovranno essere votati dall’Assemblea e che, questo è l’auspicio, dovrebbero portare a una vera riforma interna al Movimento, che magari possa far riguadagnare quei consensi persi nel corso degli anni, col dato lampante del 4,6% ottenuto dal M5S alle Regionali in Liguria.
Ci si chiede pure chi sceglierà i quesiti da porre alla Costituente. Si starebbe pensando a un gruppo rappresentativo del Movimento, nella convinzione che il leader Giuseppe Conte non svolgerà l’operazione in solitaria. Nel frattempo, si tenta di comprendere anche il numero totale degli aventi diritto su questa votazione, che sembra ancora poco chiaro.
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Di certo, c’è un dato incontrovertibile: in quattro Regioni chiave del Sud — Campania, Calabria, Puglia e Basilicata, quelle in cui notoriamente il Movimento va meglio — la «revisione» di Conte ha portato a un dimezzamento della base, passata da 45.600 a 24.865. Per i contiani, riporta Il Corriere della Sera, si tratterebbe di un «repulisti fisiologico tra base attiva e meno nella vita del partito», mentre i detrattori parlano di «una strategia per abbassare i rischi di contestazioni da parte di Beppe Grillo».
I temi sul tavolo
Qualche giorno fa, l’esito della discussione dei 300 iscritti pentastellati era arrivato sottoforma di un lungo report diviso secondo 12 temi, quelli che verranno discussi a fine novembre durante la Costituente. «In bilico», tra le altre cose, la figura del garante, che qualcuno pensa di eliminare, mentre qualcun altro suggerisce di renderne il mandato «a tempo determinato».
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Poi c’è la questione del nome, che con tutta probabilità verrà modificato, e quella del simbolo, che invece poterebbe essere cambiato leggermente, reso coerente alle sfide politiche attuali. Poi, il sempiterno tema del terzo mandato, che ormai quasi tutti vorrebbero superare.
Si parlerà di certo anche della scelta di campo del Movimento, dunque della questione alleanze, che sembra la più significativa anche per gli equilibri futuri del centrosinistra. Si ipotizza la possibilità di futuri patti con condizioni, nel report si legge di «un documento che dichiari valori e punti programmatici non negoziabili del Movimento da far sottoscrivere a qualunque forza politica». La volontà, comunque, sembrerebbe quella di mantenere il M5S nel campo progressista. Con buona pace di Grillo, anche stavolta.
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