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Dalla strigliata all’Europa sul Green deal, «impregnato di troppi errori che mettono a rischio l’industria», alle mosse sollecitate al governo dalla Manovra in giù, tra piano casa, nucleare, incentivi agli investimenti, grimaldelli da reintrodurre come l’Ace e «pazzie» da cambiare come la legge 231 per le aziende piccole. Emanuele Orsini ne fa una questione di «responsabilità» e di patto necessario con il governo e i sindacati. Ma va anche detto, «basta», a quell’Italia «che frappone ostacoli, che si nasconde dietro la burocrazia e che evita le responsabilità», dice lo stesso Orsini strappando l’applauso più lungo in platea nell’Auditorium Parco della Musica con i suoi duemila ospiti.
Il Paese «è chiamata a nuove scelte coraggiose», aggiunge. Ma «la responsabilità» nell’affrontare le sfide in un momento difficile e «il senso sociale» nelle cose da fare è il filo rosso che tiene legati insieme un po’ tutti i temi più cari all’agenda di Confindustria dettata ieri dal presidente al suo debutto all’Assemblea generale. E questo vale anche quando il campo di battaglia diventa quello del «cambio di passo» necessario da forzare in Europa sulla «competitività», mentre Stati Uniti e Cina fanno le politiche industriali che credono «senza farsi trascinare da politiche ambientali autolesionistiche». È un senso di responsabilità che per Orsini ha a che fare anche con «il valore sociale della produttività» da guadagnare in Italia, «vero denominatore di ricchezza per un Paese». Un tema caro alla premier, Giorgia Meloni, che raccoglie al volo la sfida dal palco. E lo stesso fanno i sindacati, a margine.
IL PIANO CASA
Partiamo dalle priorità.
Le imprese «sono pronte a fare la loro parte» dice Orsini, forti di una «responsabilità sociale che vale più dei risultati economici». Ma sono anche «preoccupate di dover crescere nonostante le difficoltà di una transizione epocale» che «costerà migliaia di miliardi al Paese», e che invece avrebbe bisogno del «tempo adeguato». Tra le priorità di un’agenda che pesa anche «la coesione sociale». Orsini rilancia dunque il Piano Straordinario di Edilizia per i lavoratori neoassunti. «È il modo di rispondere ad un bisogno primario: la casa, bene fondamentale per affrontare dignitosamente la vita e costruire un futuro». E visto che «uno dei maggiori ostacoli per reperire nuovi occupati è la scarsità di abitazioni a un costo sostenibile», la soluzione potrà arrivare dalla proposta già accolta dal governo, annuncia il presidente, «di costituire un tavolo congiunto per consentire a “fondi pazienti” di attuare i progetti garantendo un canone sostenibile». Può riattivare l’ascensore sociale che fa correre il Pil.
LE POLITICHE UE
L’Italia deve però anche riagganciare «l’attrattività delle professioni qualificate» e «riportare a casa» i giovani andati all’estero. Poi l’attacco alla forza distruttiva del Green deal. «La decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle». Non c’è solo l’auto elettrica «che stiamo regalando alla Cina». La filiera italiana dell’auto «è in grave difficoltà, depauperata del futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per abbattere le emissioni». E ancora, a fronte di «giganteschi investimenti» dell’industria, con gli ETS (quote che paga chi inquina, ndr) l’Europa ha consentito la speculazione finanziaria sulla transizione, spingendo il prezzo della CO2 fuori dal mercato mondiale». Dunque lo schema Ets «va cambiato». Altrimenti «dopo l’auto, regaleremo ai competitor anche acciaio, cemento, metallurgia, ceramica e la carta». Va dunque cambiato passo «difendendo la neutralità tecnologica e un’applicazione realistica e graduale del Green deal». Nello stesso tempo, all’Ue serve «una reindustrializzazione basata su tecnologie, materie prime e applicazione dell’Ia».
I MINI-REATTORI
I mini-reattori nucleari sono invece visti dalle imprese come una delle vie tagliare i costi dell’energia, più alti del 40% in Italia rispetto alla media Ue. «Il ritorno al nucleare è strategico» per il presidente. E i piccoli reattori modulari «sono molto più sicuri e meno invasivi rispetto alle vecchie centrali». Va spiegato ai cittadini. Ma bisogna iniziare «ora».
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Non c’è partita, poi, sull’intelligenza artificiale, se il nostro Paese investe 20 miliardi in dieci anni, mentre la Cina ne investe 100 e gli Stati Uniti ben 330. «In Italia c’è un dibattito in corso sull’etica digitale che rischia di diventare un grande freno, quando invece abbiamo l’esigenza di accelerare sperimentazioni sull’Ia applicata», avverte. Infine, tra le postille da inserire in manovra le imprese chiedono di rendere permanente il taglio del cuneo fiscale, introdurre l’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti e abolire l’Irap per le società di capitali e non sostituirla con una sovraliquota Ires. Ma anche ripristinare l’Ace, il premio fiscale a chi reinveste gli utili in azienda. «Poiché la patrimonializzazione delle imprese è elemento essenziale per investire». Quanto basta per cogliere il plauso del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli: «La relazione ha molti aspetti costruttivi e paralleli con le opinioni del mondo bancario». «Bene la spinta agli investimenti», per Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo. «La linea è coraggiosa su energia, acciaio e transizione» per il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Mentre Emma Marcegaglia apprezza «l’apertura» della premier Meloni al dialogo su temi così cruciali.
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