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gli spagnoli di Vox lasciano i Conservatori di Meloni per i Patrioti sovranisti


ROMA «Restiamo il terzo gruppo del Parlamento europeo. Rispettiamo la scelta di Vox, ma non sappiamo quanto gioverà ai nostri amici spagnoli». In Fratelli d’Italia si cerca di reagire con compostezza, ma il dolore politico si avverte tutto, alla sorpresa che il partito ultraconservatore di Santiago Abascal, uno dei colleghi prediletti da Meloni nel fronte della destra europea e superstar nell’ultima edizione di Atreju, ha lasciato il gruppo Ecr al Parlamento europeo per aderire ai Patrioti per l’Europa di Viktor Orban. Quello che già ha scelto Salvini e proprio l’attivismo di Salvini, la sua strategia di smarcamento continuo e smaccato rispetto alla strategia europea di Giorgia, viste da FdI e dalla premier italiana risultano insidiose e molto seccanti. Facendo registrare uno stato dei rapporti tra i due leader ritenuti, da chi li conosce bene, forse mai così bassi.

E comunque, nonostante la fuoriuscita dei 6 membri di Vox dall’eurogruppo meloniano, Ecr al momento resta la terza compagine del Parlamento europeo a quota 78 parlamentari, a due sole distanze dai liberali di Renew (76). In FdI dicono che quella di Vox è una mossa «maturata negli ultimi giorni e l’adesione ai Patrioti nasce soprattutto da dinamiche nazionali spagnole». Resta la doccia fredda. Appena due giorni fa un componente di spicco di Vox era stato eletto vicepresidente del gruppo dell’Ecr, la famiglia europea guidata da Meloni. E poi, nemmeno 48 ore dopo, il colpo di scena dell’addio a Meloni e dell’abbraccio con Orban. «Giorgia rimarrà sempre un’amica e un’alleata», assicura Abascal.

Mentre da Nicola Procaccini, fedelissimo di Meloni e presidente di Ecr, dà una stoccata: «Il nostro gruppo percorrerà la strada di riportare l’Europa alle sue origini e la continueremo a percorrere senza indugi e senza limitarci alla mera testimonianza». Come sarebbe quella dei patrioti. Che crescono ma, melonianamente parlando, non contano. Ma potrebbero contare tantissimo se — domani dopo le elezioni francesi o nei prossimi giorni — il partito di Le Pen, ora in Identità e democrazia, dovesse aderire a questa nuova aggregazione.
I salviniani stanno per migrare da Id alla nuova compagine di Orban: «L’adesione di Vox è un segnale importantissimo. Cresce il fronte del cambiamento in Europa, determinato a dire no alla Von der Leyen e ai socialisti», si legge in una nota dal partito di Salvini. Più che un benvenuto a Vox, un messaggio in bottiglia a Meloni, che con von der Leyen sta ancora trattando.

Entrando nel gruppo di Orbán, la Lega porterà in dote otto parlamentari. In più, sono in arrivo gli olandesi: «Vogliamo unire le forze nel Parlamento europeo e ci uniremo con orgoglio ai Patrioti per l’Europa», così annuncia il leader del Pvv, Geert Wilders, principale azionista del neonato governo olandese, che ha sei eurodeputati.

NUOVI ARRIVI

Se si dovessero aggiungersi i 30 parlamentari del Rassemblement National lepenista di il gruppo arriverebbe a 75. Appena tre seggi in meno di Ecr. A quel punto il gradino più basso del podio europeo sarebbe insidiato: ai Patrioti, per prendere il posto dell’Ecr, basterebbe l’ingresso di piccole delegazioni.

Meloni non ha più Orban, non ha più Abascal (indimenticabile il jingle: «Soy Giorgia, Soy una mujer», urlato dal palco di Vox nel 2021, in Andalusia), si sente insidiata da Le Pen (amicissima di Matteo) a livello continentale e con Salvini i rapporti sono quelli che sono. Naturalmente l’abilità politica per ribaltare questa situazione non le manca.

E soprattutto può vantare la giusta collocazione internazionale — nel fronte atlantista e al fianco dell’Ucraina — che gli altri difetta. Se la compagnia dei Patrioti, sia pure in crescita, potrà fare molta opposizione di testimonianza, Meloni ha le carte per contare davvero nelle decisioni Ue, entrando nel gioco e potendo contare su un commissario e vicepresidente della Commissione, ossia su Fitto. Ma la trattativa va chiusa. E il fatto che da destra stanno cercando di indebolirla può spingerla a velocizzare la sua strategia entrista nel grande gioco del governo Ue. E in questa settimana, nel suo giro di incontri con i vari gruppi politici, non tutti, Ursula vedrà anche o sopratutto Giorgia.

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