04.07.2025
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Politics

«Gli italiani hanno il diritto di conoscere la verità»


La pelle marrone bruciata, la fibbia annerita. Dentro alcuni effetti personali del magistrato, intatti nonostante l’esplosione: un paio di occhiali, un mazzo di chiavi, un costume, il diario degli appuntamenti. Ma non l’agenda rossa, quella su cui venivano annotati i dettagli delle indagini. Scomparsa, e mai più ritrovata. È anche per questo motivo che a quasi 33 anni da quel 19 luglio 1992, da ieri la borsa di Paolo Borsellino è esposta dentro una teca nel Transatlantico di Montecitorio. Un monito a non abbandonare il tentativo di fare luce sulla strage in cui oltre al magistrato antimafia morirono cinque agenti della sua scorta. Perché su quella di via d’Amelio e sulle altri stragi di mafia «il popolo italiano ha il diritto di conoscere la verità», avverte Giorgia Meloni. E «ogni sforzo per conoscere quella verità deve essere sostenuto, come quello che sta portando avanti la Commissione parlamentare antimafia».

IL MONITO
La premier prende la parola a pochi passi dall’ingresso dell’Aula, davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella e ai presidenti di Camera e Senato. In prima fila, tra le decine di ospiti istituzionali presenti alla cerimonia, siedono la figlia del magistrato, Lucia Borsellino, e Manuela Canale, figlia dell’allora maresciallo Carmelo Canale che di Borsellino fu storico collaboratore. È stata lei a donare alla Camera la valigetta del magistrato, che dal primo novembre verrà trasferita nella sede della commissione Antimafia a Palazzo San Macuto. Dove sulla strage di via d’Amelio sono ancora in corso approfondimenti. Come sta provando a chiarire gli aspetti rimasti oscuri la procura di Caltanissetta. «Noi non indietreggiamo», dice la presidente della commissione Chiara Colosimo, «la borsa dentro è intatta, come intatto è l’insegnamento di uomo che ha incarnato il senso del dovere più profondo, il rispetto per le istituzioni, la sete di giustizia».

È lo stesso appello di Meloni: proseguire nella «ricerca instancabile per fare luce sulle pagine ancora buie di quegli anni della nostra storia». Ma quella valigetta, per la premier, rappresenta anche un simbolo: quello di un’eredità morale, un «testimone ancora saldo nelle mani di tanti che, anche nell’insegnamento di Borsellino, continuano ogni giorno a combattere la mafia». Come il principio del “follow the money”, seguire i soldi, che l’inquilina di Palazzo Chigi ricorda aver trovato spazio in una delle dichiarazioni finali del G7, nel capitolo sulla lotta alla criminalità organizzata. Un metodo che «è partito da qui», sottolinea Meloni.

Per la premier la cerimonia è anche l’occasione per un ricordo privato, sebbene già condiviso in passato. La scelta di fare politica maturata proprio grazie a quel «senso di urgenza» avvertito nel tinello di casa, mentre al telegiornale passavano le immagini delle stragi. Della «rabbia» che si trasforma «in un gesto, in un impegno, in una mobilitazione». E che in quel momento innescò «un movimento di popolo» che «per la prima volta ha detto visibilmente no alla violenza, al ricatto, all’omertà a cui la mafia voleva condannare l’Italia».

IL RICORDO
Ad assistere, oltre ai ministri Nordio e Ciriani, al sottosegretario Mantovano e diversi parlamentari, c’è il magistrato Nicola Gratteri, che dopo la cerimonia si sofferma a lungo a chiacchierare con i meloniani Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, e con Arianna Meloni, responsabile della segretaria politica di FdI. Anche lei, come la sorella, iniziò a fare politica dopo le stragi di mafia.

Fu un «macigno», ricorda La Russa: «Solo due mesi prima noi parlamentari dell’Msi lo avevamo votato come presidente della Repubblica. Rappresentava l’amore per la patria, l’indefessa volontà di servire la nazione». Anche Fontana ricorda il sacrificio del magistrato: «Dopo la strage di Capaci ha continuato il suo lavoro da autentico servitore dello Stato». Ora il simbolo di quel lavoro entra nei palazzi delle istituzioni. Per ricordare quanto quella verità che manca da 33 anni sia ancora lontana.

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