11.05.2025
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Politics

Germania, Francia e Spagna, la destra insidia i governi


Il vento di destra che soffia sull’Europa e gli inquilini delle cancellerie di Berlino, Parigi e Madrid che provano a resistergli. Quella delle Europee è una partita a cui guardano da vicino non solo i diretti interessati. Ma anche i leader dei grandi dell’Ue. Per capire quali saranno gli equilibri a Bruxelles, certo. Ma anche che aria tira in patria. E, se necessario, studiare le contromosse.

GERMANIA
In gioco per la Germania non sono solo i 96 deputati che le spettano a Strasburgo. In gioco c’è la cancelleria alle politiche fra un anno. Gli equilibri nell’Europarlamento sono importanti per il governo semaforo fra i socialdemocratici (Spd) del cancelliere Olaf Scholz, i Verdi e i Liberali (Fdp). Ma ancora più importante è sapere se potrà conservare il potere, o se fra 16 mesi dovrà fare le valigie e cedere il passo all’opposizione Cdu-Csu, al 30% nei sondaggi. La Spd, invece, è testa a testa con i Verdi (14,1% e 14%), mentre l’estrema destra AfD è seconda al 14,7%. La Germania e il governo Scholz sono arrivati sfiniti al voto: maggioranza litigiosa, economia ferma, gradimento giù, scontento su migrazione e sicurezza e, su tutto, la grande incognita: guerra o pace. Dopo gli Usa, la Germania è il Paese che dà più aiuti a Kiev ma sempre dopo infiniti tentennamenti del cancelliere che prima dice una sfilza di ‘nein’ e alla fine ‘ja’, esponendosi all’accusa di non avere leadership ed essere ostaggio dei filorussi nel suo partito. Il voto oggi decide anche della sorte di Scholz e non si esclude un cambio con il ministro della difesa Boris Pistorius. Per i Verdi potrebbe significare chi sarà lo sfidante alla cancelleria, se il ministro dell’economia Robert Habeck o la ministra degli esteri Annalena Baerbock, per la Cdu-Csu forse l’investitura del leader Friedrich Merz. Quanto all’AfD si vedrà se è arrivata a fine corsa dopo lo scivolone del capolista Maximilian Krah sulle Ss e gli scandali di spionaggio per Cina e Russia e Cina. O se tiene: in tal caso potrebbe condizionare la politica di Scholz, o chi per lui.

FRANCIA
In Francia seggi aperti già da ieri a mezzogiorno nei territori d’oltremare, per un voto che il premier Gabriel Attal ha definito «il più importante degli ultimi quarant’anni». I giochi sembrano fatti secondo i sondaggi: la lista di estrema destra del Rassemblement National guidata da Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen, si annuncia trionfatrice dello scrutinio. Con un previsto 30-32%, Bardella potrebbe più che doppiare Valérie Hayer, l’eurodeputata capolista del partito di Macron, Renaissance, che non è mai riuscita a prendere il volo da un deludente 15% di partenza. Resta da vedere se la discesa in campo negli ultimi giorni del presidente, che ha approfittato degli 80 anni dello Sbarco in Normandia per farsi sentire su tutti i fronti, possa aver mobilitato i sostenitori della maggioranza di governo. Importante sarà il risultato di Raphael Glucksmann: alla guida della lista Partito Socialista-Place Publique ha ridato ossigeno e una speranza di futuro agli esanimi socialisti. Con una campagna che ha offerto un’alternativa a gauche all’europeismo liberal di Macron, Glucksmann ottiene secondo gli ultimi pronostici un ottimo 14,5% e potrebbe superare i macronisti. Dietro, ma in risalita, la sinistra radicale di Mélenchon (al 9 per cento). In difficoltà i Verdi: potrebbero non superare la soglia del 5%

SPAGNA
Questa sera si saprà se è passato l’appello di Alberto Núñez Feijóo, leader del Partido Popular, a fare di queste elezioni europee un plebiscito sul presidente del governo Pedro Sánchez. O se è apparso più convincente l’invito a votare Psoe del leader socialista “a los zurdos”, ai mancini, riconvertendo in orgoglio l’epiteto dispregiativo del presidente argentino Milei per indicare i progressisti. I sondaggi, all’inizio della campagna, davano un considerevole vantaggio del Pp sul Psoe, oggi segnalano invece un possibile pareggio tra i due principali partiti. La posta in gioco è alta: Feijóo si gioca la sua leadership nella destra spagnola; Sánchez la riconferma in Europa come riferimento del progressismo.Le destre, Pp e Vox, si sono concentrate sulla causa aperta da un giudice nei confronti della moglie di Sánchez per presunto traffico di influenze e sull’amnistia ai leader dell’indipendentismo catalano. Le sinistre, socialisti, Sumar e Podemos, hanno discusso delle guerre in corso e della buona performance dell’economia spagnola che guida la ripresa nel continente. Il governo spagnolo ha riconosciuto lo Stato di Palestina e sovvenzionato copiosamente l’Ucraina nella guerra con la Russia. Il conflitto diplomatico con Milei ha permesso a Sánchez di contrapporre il modello socialdemocratico a quello iperliberista del presidente argentino.

EUROPA DELL’EST
Seggi aperti ieri in Lettonia, Malta e Slovacchia, mentre le urne sono rimaste accessibili in Estonia – dove lo erano dal 3 giugno — e Repubblica Ceca, dove lo erano dal 7. Oggi tocca a Bulgaria, Lituania, Ungheria, Romania e Polonia. L’esito di queste elezioni contribuirà a determinare il futuro politico del blocco su temi cruciali come il futuro del Green Deal europeo, la lotta al cambiamento climatico, la ripresa economica dopo la pandemia e in seguito alle conseguenze del conflitto russo-ucraino e l’immigrazione. In gioco per questi paesi, però, c’è soprattutto il rapporto con la Russia e l’assetto dell’Unione, visto che venerdì la Commissione europea ha dichiarato che Kiev e la Moldavia soddisfano tutti i criteri per avviare formalmente i negoziati per l’adesione all’UE. Una possibilità che Viktor Orban, leader ungherese vicino a Putin, aveva più volte osteggiato, ostacolando a più riprese anche il supporto militare di Bruxelles all’esercito di Kiev contro Mosca. I sondaggi, però, non sembrano premiare Orban: dato al 45%, il premier sarebbe in calo di 8 punti rispetto a 5 anni fa, il suo peggior risultato in 10 anni. A tutto vantaggio del rivale Péter Magyar, astro nascente della politica nazionale, dato al 25%.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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