18.05.2025
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Politics

Gemmato e lo spot sulle liste di attesa. «È un socio della clinica, si dimetta»


Una pioggia di polemiche politiche si è abbattuta ieri sul sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, di Fratelli d’Italia. Tutto è partito dallo spot pubblicitario online di una clinica privata barese, “Therapia srl”, che gestisce tre poliambulatori a Bitonto e di cui Gemmato detiene il 10% delle quote, messe in realtà a disposizione degli altri soci da tempo.

Si tratta di una piccola società costituita nel 2012 da un gruppo di nove soci in cui Gemmato, ai tempi farmacista, è entrato solo nel 2013. La pubblicità incriminata, del tutto legittima, sottolinea la possibilità di avere accertamenti diagnostici «senza dover attendere i tempi lunghi del sistema sanitario pubblico». Un’esortazione che, in tempi di liste d’attesa infinite e di coperta cortissima per la sanità, è sembrata ad alcuni, oltre che fuori luogo, al limite del conflitto di interessi.

LE REAZIONI

Ed è stata la segretaria dem Elly Schlein, in primis, a sottolineare la problematicità di quello spot: «La destra non sta smantellando la sanità pubblica per sciatteria, ma per un preciso disegno. E chi ci guadagna? Solo loro, la destra. Lo spot della clinica privata, di cui il sottosegretario Gemmato è socio, è un insulto a quei 4,5 milioni di italiani che hanno già rinunciato a curarsi proprio a causa di quelle liste d’attesa che la clinica promette di far saltare». Da qui, la richiesta delle dimissioni di Gemmato, seguita da quella del Movimento 5 Stelle, che ha pure depositato un’interrogazione urgente sul tema al ministro della Salute Schillaci.

«Mentre quattro milioni e mezzo di italiani rinunciano a curarsi ogni anno e svariati milioni sono costretti a indebitarsi per accedere a visite ed esami, il sottosegretario alla Salute si arricchisce a loro spese», ha tuonato la deputata pentastellata in commissione Affari Sociali Marianna Ricciardi, mentre per il presidente del M5S Giuseppe Conte Gemmato starebbe «facendo pubblicità, da socio proprietario di una clinica privata» per dire che «da lui le file non ci sono, a differenza della sanità pubblica». Anche Sinistra Italiana, con il responsabile del Mezzogiorno Nico Bavaro, ha definito «imbarazzante» che un sottosegretario al ministero della Sanità «abbia quote in una clinica privata».

LA REPLICA

Gemmato, mentre il polverone si sollevava, ha parlato di «una sinistra bugiarda e rancorosa che non sa più a cosa appigliarsi». Il sottosegretario alla Salute ha aggiunto: «Le polemiche stanno a zero: ho il 10% in una società senza averne alcuna responsabilità di gestione (figuriamoci poi dei contenuti del sito internet); non esiste alcun conflitto di interessi come certifica il Garante della concorrenza; con il governo Meloni e il ministro Schillaci ci stiamo occupando del problema delle liste di attesa creato dalla mala gestione di decenni di sinistra al governo».

Una replica, questa, che Gemmato ha affidato a un post di Facebook, in cui ha allegato pure la lettera con il parere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato che certifica come «non sussista alcuna situazione di incompatibilità» in relazione al ruolo del sottosegretario nella società “Therapia srl”. Diversi esponenti di FdI hanno subito fatto quadrato attorno al sottosegretario finito nel calderone, difeso pure dagli alleati di maggioranza di Lega e Forza Italia. Lo ha fatto il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti, che ha spiegato: «La sinistra sceglie un nuovo bersaglio su cui scagliare le proprie frustrazioni e incapacità nella gestione della sanità pubblica» e ha ribadito che «non sussiste alcuna incompatibilità di Gemmato». Gli ha fatto eco l’omologo al Senato Lucio Malan che, assieme al capo organizzazione di FdI Giovanni Donzelli, ha parlato di una «sinistra ridicola».

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