08.06.2025
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Garlasco, la madre di Sempio smentita dall’amico pompiere. Il racconto dell’ex vigile del fuoco che può cambiare tutto


Due verità allo specchio per una manciata di ore, quelle della mattina del 13 agosto 2007. «Ero a Gambolò a fare la spesa», mette a verbale Daniela Ferrari, la mamma di Andrea Sempio. Smentita però dalle due testimonianze fornite dall’ex vigile del fuoco di Vigevano, amico della donna. Per gli inquirenti a puntellare l’alibi di Sempio, indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi, sono le dichiarazioni rese dai genitori. E se una delle due si incrina, la convergente ricostruzione della famiglia verrebbe rimessa in discussione.

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VERSIONI OPPOSTE

È analizzando il traffico telefonico dei Sempio che gli investigatori sono risaliti all’ex pompiere. Lui e Daniela Ferrari si scambiano diversi messaggi la sera del 12 agosto e due il giorno del delitto, alle 8.47 e alle 9.09. L’uomo viene convocato per ben due volte e sugli accadimenti di quella mattina dà una versione diametralmente opposta rispetto a Daniela Ferrari. La quale il 15 febbraio 2017 riferisce: «Mi sono svegliata verso le 7.30. In casa c’erano mio figlio e mio marito. Si erano già alzati anche loro. Io verso le 8.15 sono uscita per andare a fare delle commissioni, sono andata in un paese vicino per il telecomando del cancello, ho fatto la spesa a Gambolò e sono tornata a casa verso le dieci. Quando sono uscita mio figlio era già vestito. Sono tornata e gli ho dato le chiavi della macchina, è rientrato verso mezzogiorno e mi ha detto che era stato il libreria ma l’aveva trovata chiusa e poi era stato a trovare la nonna». La ricostruzione dell’ex vigile del fuoco però è totalmente differente e questo convince gli inquirenti che la mattina dell’omicidio Daniela Ferrari non era a Gambolò, bensì a Vigevano: qui era di stanza in caserma l’amico e lei avrebbe preso il biglietto del parcheggio. Una contestazione che i pm avrebbero voluto muovere alla madre di Sempio, senza tuttavia riuscirci.

LE INTERCETTAZIONI

Il 28 aprile Daniela Ferrari viene convocata nella caserma dei carabinieri di via Moscova per essere ascoltata e comunica l’intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere. Prima che si alzi e se ne vada, gli investigatori chiedono del pompiere e lei reagisce con sgomento: «Cosa c’entra?», replica scossa. Ha un malore ed esce in lacrime, senza la possibilità che le vengano contestate le incongruenze tra il suo verbale e quello del vigile del fuoco. Il ticket del parcheggio consegnato da Andrea Sempio nel 2008 risultava compatibile con la finestra temporale dell’omicidio — allora stimata tra le 10.30 e le 12 — e sembrava escludere la sua presenza sulla scena del crimine.

Ora gli inquirenti rivalutano l’orario della morte di Chiara, ritenendo solo «presunto» il lasso tra le 9.12 e le 9.35, lo scontrino non è più un alibi e si focalizzano sulla presenza dell’indagato nell’abitazione di famiglia la mattina del delitto. Come si evince dalla conversazione tra Andrea Sempio e il padre captata il 10 febbraio 2017 a bordo della loro auto, mentre si confrontano sulle domande dei pm. «A me hanno chiesto: come mai non è venuto in mente a lei o a suo figlio di dire che Andrea era a casa? — riferisce Giuseppe Sempio — Ho risposto: guardi, è la prima volta che mi interrogano. Non so cosa abbia detto mio figlio, so che era a casa con me perché mi sono svegliato, prendo il caffè tutte le mattine, poi si è svegliato lui e ha aspettato la mamma». Lo stesso giorno, interrogato dall’allora aggiunto Mario Venditti, l’indagato resta vago: «Credo ci fosse a casa mio padre, ma non riesco ricordare oggi se ci fosse effettivamente». Il 17 giugno cominceranno le analisi sulle tracce di dna e impronte rilevate sul luogo del crimine. Come ha sottolineato nella scorsa udienza Gian Luigi Tizzoni, legale dei Poggi, su Alberto Stasi c’è uno «stragiudicato, formatosi con otto anni di processi e sette tentativi finora andati a vuoto», ma la famiglia della vittima è disposta a qualsiasi accertamento affinché la Procura, dopo il terzo tentativo di indagine su Andrea Sempio, metta poi fine a qualsiasi intento di riaprire un omicidio su cui c’è una sentenza definitiva dalla Cassazione.

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