Due verità allo specchio per una manciata di ore, quelle della mattina del 13 agosto 2007. «Ero a Gambolò a fare la spesa», mette a verbale Daniela Ferrari, la mamma di Andrea Sempio. Smentita però dalle due testimonianze fornite dall’ex vigile del fuoco di Vigevano, amico della donna. Per gli inquirenti a puntellare l’alibi di Sempio, indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi, sono le dichiarazioni rese dai genitori. E se una delle due si incrina, la convergente ricostruzione della famiglia verrebbe rimessa in discussione.
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VERSIONI OPPOSTE
È analizzando il traffico telefonico dei Sempio che gli investigatori sono risaliti all’ex pompiere. Lui e Daniela Ferrari si scambiano diversi messaggi la sera del 12 agosto e due il giorno del delitto, alle 8.47 e alle 9.09. L’uomo viene convocato per ben due volte e sugli accadimenti di quella mattina dà una versione diametralmente opposta rispetto a Daniela Ferrari. La quale il 15 febbraio 2017 riferisce: «Mi sono svegliata verso le 7.30. In casa c’erano mio figlio e mio marito. Si erano già alzati anche loro. Io verso le 8.15 sono uscita per andare a fare delle commissioni, sono andata in un paese vicino per il telecomando del cancello, ho fatto la spesa a Gambolò e sono tornata a casa verso le dieci. Quando sono uscita mio figlio era già vestito. Sono tornata e gli ho dato le chiavi della macchina, è rientrato verso mezzogiorno e mi ha detto che era stato il libreria ma l’aveva trovata chiusa e poi era stato a trovare la nonna». La ricostruzione dell’ex vigile del fuoco però è totalmente differente e questo convince gli inquirenti che la mattina dell’omicidio Daniela Ferrari non era a Gambolò, bensì a Vigevano: qui era di stanza in caserma l’amico e lei avrebbe preso il biglietto del parcheggio. Una contestazione che i pm avrebbero voluto muovere alla madre di Sempio, senza tuttavia riuscirci.
LE INTERCETTAZIONI
Il 28 aprile Daniela Ferrari viene convocata nella caserma dei carabinieri di via Moscova per essere ascoltata e comunica l’intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere. Prima che si alzi e se ne vada, gli investigatori chiedono del pompiere e lei reagisce con sgomento: «Cosa c’entra?», replica scossa. Ha un malore ed esce in lacrime, senza la possibilità che le vengano contestate le incongruenze tra il suo verbale e quello del vigile del fuoco. Il ticket del parcheggio consegnato da Andrea Sempio nel 2008 risultava compatibile con la finestra temporale dell’omicidio — allora stimata tra le 10.30 e le 12 — e sembrava escludere la sua presenza sulla scena del crimine.
Ora gli inquirenti rivalutano l’orario della morte di Chiara, ritenendo solo «presunto» il lasso tra le 9.12 e le 9.35, lo scontrino non è più un alibi e si focalizzano sulla presenza dell’indagato nell’abitazione di famiglia la mattina del delitto. Come si evince dalla conversazione tra Andrea Sempio e il padre captata il 10 febbraio 2017 a bordo della loro auto, mentre si confrontano sulle domande dei pm. «A me hanno chiesto: come mai non è venuto in mente a lei o a suo figlio di dire che Andrea era a casa? — riferisce Giuseppe Sempio — Ho risposto: guardi, è la prima volta che mi interrogano. Non so cosa abbia detto mio figlio, so che era a casa con me perché mi sono svegliato, prendo il caffè tutte le mattine, poi si è svegliato lui e ha aspettato la mamma». Lo stesso giorno, interrogato dall’allora aggiunto Mario Venditti, l’indagato resta vago: «Credo ci fosse a casa mio padre, ma non riesco ricordare oggi se ci fosse effettivamente». Il 17 giugno cominceranno le analisi sulle tracce di dna e impronte rilevate sul luogo del crimine. Come ha sottolineato nella scorsa udienza Gian Luigi Tizzoni, legale dei Poggi, su Alberto Stasi c’è uno «stragiudicato, formatosi con otto anni di processi e sette tentativi finora andati a vuoto», ma la famiglia della vittima è disposta a qualsiasi accertamento affinché la Procura, dopo il terzo tentativo di indagine su Andrea Sempio, metta poi fine a qualsiasi intento di riaprire un omicidio su cui c’è una sentenza definitiva dalla Cassazione.
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