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G7, hub italiano sull’IA per l’Africa. Spinta sui chip


Un centro internazionale in Italia nel 2025 per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, cooperando con le aziende africane, e un’intesa di massima tra i Paesi del G7 per regole comuni sui chip. Sono i risultati della seconda ministeriale sull’Industria e la transizione digitale tra i sette grandi Paesi occidentali che si è tenuta ieri a Roma e a cui hanno partecipato la segretaria al Commercio degli Stati Uniti, Gina Raimondo, e la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Ma anche rappresentanti dei governi di Paesi Bassi e Corea del Sud. Padrone di casa il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che a margine dell’evento ha poi parlato di «passi avanti» con Germania, Francia e Paesi Bassi per sostenere la proposta italiana di un fondo europeo finanziato da eurobond per l’industria dell’auto e i consumatori. Sul modello «di un fondo sovrano o di un nuovo Pnrr», così da «rendere sostenibile» l’obiettivo dello stop alla vendita dei veicoli a benzina e diesel in Ue nel 2035.

IL PROGETTO
L’accordo per il nuovo hub sull’intelligenza artificiale dedicato allo “sviluppo sostenibile” è stato siglato tra il governo italiano, l’Undp, il programma dell’Onu per lo sviluppo, e l’Unione internazionale delle telecomunicazioni. Sarà un centro che accorperà investimenti da parte di oltre 100 soggetti, tra governi, organizzazioni internazionali e aziende hi-tech, a partire da Amazon Web Services, Engineering e Sony. Ma hanno dimostrato interesse a partecipare anche Google, Microsoft, OpenAI, la Fondazione Bill & Melinda Gates e iGenius.

Sono già state selezionate, poi, 12 start up africane innovative tra oltre 300 che si sono candidate nel primo bando ad hoc. Tra queste: le tunisine IrWise e InstaDeep, l’etiope Birrama, FriendnPal della Costa d’Avorio e la keniana Kytabu. L’obiettivo, secondo Urso è «rafforzare la cooperazione tra i Paesi G7 e l’Africa per integrare sempre più l’intelligenza artificiale nei processi produttivi, rafforzando gli ecosistemi locali di Ia».

Si vuole quindi promuovere «l’innovazione in settori come l’energia, l’agricoltura, la salute, l’acqua, l’istruzione e le infrastrutture africane». L’hub, ha chiarito il ministro, partirà dagli uffici dell’Onu a Roma, per poi spostarsi, forse, in un’altra città che sarà indicata dal governo. Il lavoro si concentrerà sul favorire l’accesso alle infrastrutture di calcolo e gestione dei big data, per poi anche costruirne di nuove.

Non solo: si punterà a rafforzare le competenze hi-tech. Non è ancora chiaro, però, se e quanto si riuscirà a sostenere davvero la crescita africana. Molto dipenderà dalle risorse che saranno messe in campo.

IL COORDINAMENTO
Sempre sull’Ia l’Italia ha presentato un report sull’implementazione degli algoritmi nelle piccole e medie imprese, con la richiesta ai Sette di coordinare investimenti pubblici e privati e impegnarsi di più su ricerca e formazione. Più in generale i “grandi” del G7 hanno espresso una priorità chiara: la sicurezza globale in un contesto geopolitico in forte evoluzione. Puntando su tecnologia, digitale, intelligenza artificiale e chip. Sui semiconduttori l’accordo prevede di portare avanti la ricerca congiunta, «affinché — spiega Urso — siano più efficienti dal punto di vista energetico e abbiano una manifattura più sostenibile». Si prevede poi di elaborare «criteri comuni per produrre i chip in luoghi e in modalità affidabili» e di «stabilire un meccanismo di scambio di informazioni e talenti soprattutto in caso di crisi», anche tramite un apposito gruppo di lavoro sulla sicurezza delle catene del valore. Urso si è poi confrontato con i rappresentanti di Francia e Germania su una revisione complessiva del Green Deal Ue, auspicando un intervento entro i primi 100 giorni della nuova commissione di Ursula von der Leyen. Il governo vorrebbe che l’Unione vada nel verso indicato da Mario Draghi nel suo report sulla competitività, con investimenti annui in tutta Europa per 800 miliardi e un focus sul settore siderurgico, per Urso strettamente connesso all’automotive in crisi.

E a questo proposito il ministro ha parlato di pieno sostegno dalla Commissione Ue al percorso italiano per il rilancio dell’ex Ilva tramite la vendita a un player privato. Ex Ilva su cui, però, i sindacati si dicono ancora preoccupati per la tenuta dell’occupazione, chiedendo al governo di mantenere almeno il 40% del capitale del gruppo industriale.

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