23.05.2025
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Politics

Francia, Italia, Olanda e Inghilterra insieme batterebbero Usa e Cina


I giochi olimpici, il medagliere e le cronache di Parigi 2024 raccontano il mondo di oggi, la geopolitica. Perché come sosteneva il filosofo francese Michel Foucault, «lo sport non è altro che un’istituzione sociale, come l’arte o la musica, e riflette la sua epoca». Ed ecco allora lo specchio del medagliere che vede in testa, come già a Tokyo 2020, le due superpotenze Stati Uniti e Cina, che fino all’ultimo hanno lottato per una medaglia d’oro in più, esattamente come ogni giorno si confrontano commercialmente e politicamente e militarmente. L’Europa tradisce il suo destino di essere, invece, un gigante d’argilla, perché non riesce a occupare le caselle di vertice ma conferma le sue potenzialità. Francia, Olanda, Gran Bretagna, Italia e Germania, se gareggiassero nel mondo sotto un’unica bandiera, sarebbero di gran lunga la potenza (sportiva) maggiore.

Conferme e sorprese

Fanno capolino nella classifica Paesi emergenti come Saint Lucia, isola-Stato dell’America centrale che fa parte del Commonwealth e ha centrato nientemeno che la medaglia d’oro nei 100 metri femminili (ma non solo). Mentre, ad esempio, paesi emergenti che ambiscono a diventare nuove potenze globali, come l’India di Modi, raccolgono pochissimo: nel caso indiano, zero ori e sei medaglie totali. Ovviamente si fa sentire l’assenza della Russia e della Bielorussia, Paesi paria di questi Giochi, presenti singolarmente senza bandiera e estromessi dalle cerimonie e dai cocktail diplomatici. Un’assenza che si fa sentire, se come per la guerra in Ucraina la Russia divorzia dall’Europa e si rivolge verso altri quadranti terrestri, Putin contrattacca con i Giochi mondiali dell’Amicizia. Un po’ come ha avviato la crociata (ortodossa) contro il dollaro e aperto a Africa, Corea del Nord, Siria ed è andato alla conquista del Sud del Mondo. Eppure, non sfugge nella politica mondiale come in quella sportiva, che se una volta gli Usa si contrapponevano strenuamente ai campioni dell’Unione Sovietica, oggi gli avversari più “agguerriti” sono i cinesi di XI, grande appassionato dei Giochi. Col Giappone a ridosso, egregiamente terzo sia a Tokyo 2020, sia a Parigi. La Russia, del resto, ha fatto parlare di sé alla vigilia, per i sospetti sulla matrice dei sabotaggi all’Alta velocità ferroviaria che hanno offuscato l’immagine di Grandeur dell’organizzatrice dei Giochi. E, appunto, la Francia è un capitolo a parte. Quella di Macron, che più volte ha voluto postare la frase-slogan: «Questa è la Francia». E attraverso la cerimonia inaugurale ha tenuto a rimarcare la sua personale visione di Macronia, un’ambizione che si immedesima nella Francia stessa, nonostante i risultati per lui poco incoraggianti delle ultime elezioni legislative. La Francia che tuttora si identifica nella Tour Eiffel e in Maria Antonietta, e che sottolinea la sua (asserita) superiorità culturale, musicale, mondana e scatena i rapper e la rivendicazione del laicismo e dei diritti delle comunità LGBTQ+, ma rimedia critiche dalla sinistra interna contro il “globalismo economico” e dalla destra per la rappresentazione “blasfema” dell’Ultima Cena. Ma anche il disagio dei musulmani per il divieto alle atlete di gareggiare col velo. Ci sono Paesi che monopolizzano o sono centrati su determinati sport (l’Uzbekistan il pugilato, la Corea del Sud il Tiro con l’Arco…), altri che hanno i loro divi, come il francese Léon Marchand, e altri ancora che spaziano (l’Italia). Tutto è sport, ma anche tutto è politica.

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Gli outsider

La squadra dei rifugiati ha avuto la sua medaglia, il bronzo nel pugilato femminile di Cindy Winner Djankeu Ngamba, del Camerun, che sogna di combattere a Los Angeles sotto la bandiera britannica. Espulsa l’afgana Manizha Talash per aver indossato un drappo con la scritta “donne afgane libere”. Battaglia sacrosanta, ma politica, quindi da sanzionare. Wasim Abusal, pugile anche lui ma palestinese, la politica l’ha relegata alla festa di apertura, quando ha ostentato una camicia bianca con ricamati i jet che sganciano le bombe su un gruppo di bambini che gioca a calcio (anche se a morire in un campo di calcio sono stati di recente, sotto i razzi di Hezbollah, i bambini drusi). La guerra in Medio Oriente è una costante nei Giochi, tragici quelli a Monaco 1972, quando 11 atleti israeliani furono uccisi da terroristi palestinesi. Così come le acrobazie olimpiche dell’Orso russo, che nel 1984 ha boicottato le Olimpiadi di Los Angeles. Che poi la guerra russo-georgiana scoppiò il giorno prima di Pechino 2008 e Putin ha annesso la Crimea durante i Giochi invernali di Sochi 2014.

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