17.05.2025
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Politics

Fitto va all’esame finale, il soccorso dei popolari


I sì sono 19, uno è in forse e sei sono ancora da valutare, tra cui l’italiano Raffaele Fitto. La grande tregua siglata dai gruppi dell’Eurocamera alla vigilia delle audizioni di conferma dei commissari della nuova squadra guidata da Ursula von der Leyen arriva adesso all’ultimo giro di boa. Martedì prossimo sarà, infatti, la volta dell’esame parlamentare dei sei candidati alla vicepresidenza esecutiva della Commissione, tutti pesi massimi dei rispettivi gruppi che sono stati destinati all’ultimo giorno della procedura (iniziata questa settimana) e, nel frattempo, tenuti al riparo da possibili agguati e incidenti di percorso. Con un proposito preciso: legarli a doppio filo uno all’altro, in una formula pacchetto, così da blindare la sorte di ciascuno di loro.

LE AUDIZIONI

A cominciare, grazie alla sponda dei popolari del Ppe, da Fitto, alle 9 del mattino. All’audizione del titolare della Coesione e delle riforme saranno presenti ben sette commissioni parlamentari: oltre alla Sviluppo regionale, competente per materia, anche Trasporti, Agricoltura, Pesca, Lavoro, Affari economici e Bilancio, coinvolte nel “cluster” tematico che von der Leyen gli ha affidato. Per approvarne la candidatura servono i voti dei capigruppo che rappresentano almeno i due terzi dei deputati dell’organismo responsabile; in caso di dubbio, si va ai supplementari con un altro round di domande a cui rispondere in una nuova interrogazione oppure per iscritto (come accaduto con l’ungherese Olivér Várhelyi, l’uomo di Viktor Orbán a Bruxelles scelto per la Salute, l’unico in bilico, chiamato dagli eurodeputati a chiarire le sue posizioni sui diritti riproduttivi delle donne).

È questo uno scenario possibile anche per Fitto, visto che socialisti, liberali e verdi continuano a fare muro contro l’italiano, chiedendo la rimozione del titolo di vicepresidente esecutivo e la recessione a commissario semplice per l’unico esponente di un partito — i Conservatori di Ecr, dove siede Fratelli d’Italia — al di fuori di quella ampia maggioranza che, con l’aggiunta del Ppe, ha sostenuto a luglio la rielezione di von der Leyen.

Di recente è tornato a minacciare lo stop il leader dei socialisti francesi Raphaël Glucksmann, ma la pistola sembra scarica poiché i popolari, principale gruppo d’Aula che nella nuova Commissione ha ipotecato ben 15 posti su 27, ha già fornito uno scudo al vecchio democristiano Fitto (la storica appartenenza alla Balena Bianca è stata rievocata dal ministro stesso nella lettera di presentazione all’Eurocamera).

LA STRATEGIA

Il profilo è ritenuto competente e affidabile, mentre la vicepresidenza esecutiva un naturale riconoscimento a un grande Paese come l’Italia, sullo stesso gradino di Francia e Spagna. Proprio il ruolo promesso a Madrid spiega la strategia del centrodestra continentale: la casella della socialista Teresa Ribera alla Transizione giusta, pulita e competitiva (formula erede del Green Deal) e alla Concorrenza è quella che rischia di più in caso di blitz anti-Fitto da parte dei progressisti. Il suo nome è, infatti, l’ultimo che sarà scrutinato dall’Europarlamento, martedì sera; scelta passata, un mese fa, con i voti dei soli gruppi di destra e centrodestra che mandò su tutte le furie i socialisti di S&D.

Secondo questo schema, uno sgambetto a Fitto si tradurrebbe in una rappresaglia contro Ribera, l’incubo peggiore a sinistra. La linea dialogante mantenuta finora da Ecr, poi, viene vista come un segnale mandato al Ppe di lealtà nelle dinamiche Ue: a differenza dei Patrioti (il gruppo di Orbán, Marine Le Pen e della Lega), i conservatori hanno già detto sì a pressoché tutti i candidati commissari, al pari delle principali forze di maggioranza (e persino più dei verdi), mandando già pure alcuni profili non proprio digeribili a destra. Adesso, però, è tempo di passare all’incasso.

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