15.05.2025
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Economy

Finanziamenti ai partiti, il Colle blocca l’aumento. Muro di Mattarella sulle modifiche al 2 per mille


Il blitz dei partiti per vedersi riconoscersi 20 milioni di euro in più ha avuto vita breve. Anzi brevissima. E si è scontrato contro il muro del Quirinale. In mattinata è arrivato in commissione Bilancio del Senato un emendamento al decreto fiscale per portare da 25,1 milioni a 42,3 milioni i fondi erogati attraverso le donazioni del 2 per mille dell’Irpef. Tra l’altro gli stessi partiti avrebbero incassato — come avviene con lo stesso meccanismo utilizzato per l’8 per mille alle confessioni religiose — anche l’inoptato, cioè anche le quote non destinate alle forze politiche, che diversamente finiscono alle casse dello Stato. In serata poi è arrivato lo stop del Colle.

Fonti della presidenza della Repubblica hanno fatto sapere che Sergio Mattarella ha mandato un messaggio molto chiaro alle Camere: questa norma non avrebbe mai avuto il suo via libera. In primo luogo per «la mancanza di omogeneità rispetto alla materie contenute nel provvedimento in discussione al Senato». Eppoi perché non c’è da dimenticare che un intervento simile necessita di una legge ad hoc. Per non parlare «dell’impatto notevole sulle finanze pubbliche e sui fondi che derivano dalle scelte dei cittadini».

Due per mille, stop del Quirinale alla modifica del contributo ai partiti: il «no» di Mattarella al nuovo emendamento

LO SCENARIO

Quella del finanziamento alla politica è una questione annosa che l’Italia si porta appresso — tra referendum e dure polemiche — da Mani Pulite in poi. In sintesi, i partiti ogni anno ricevono sostegni pari a una settantina di milioni tra la ripartizione del 2 per mille e i rimborsi ai gruppi parlamentari. A quali vanno aggiunti i fondi che ogni cittadino o azienda — ma deve dichiararli — può erogare a una forza politica oppure la parte di emolumenti che i singoli eletti (deputati, senatori, consiglieri comunali o regionali) girano al partito al quale sono iscritti. Più in generale, stando alle stime dell’Osservatorio sui Conti pubblici italiani dell’università Cattolica, il 60 per cento di queste risorse è di natura privata, il resto è pubblico. Detto questo, basta notare che soltanto un partito — Fratelli d’Italia — non ha il bilancio in rosso, per capire quanto questo mondo faccia fatica a quadrare i conti per svolgere la propria normale attività.

In questo scenario, i partiti hanno provato a raddoppiare dall’anno 2026 l’entità delle donazioni dei contribuenti con il 2 per mille. Ieri in commissione Bilancio del Senato è arrivata la riformulazione (in senso più estensivo) da parte del governo di due emendamenti sul tema del Partito democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra, che provava a modificare sostanzialmente la materia: il tetto massimo da destinare alla politica sarebbe dovuto passare dagli attuali 25,1 milioni a 42,3 milioni. Soprattutto l’esecutivo aveva anche deciso di poter erogare alle singole forze “l’inoptato”. Cioè anche i fondi di quei contribuenti che non hanno effettuato una scelta per un determinato partito e che stando, all’attuale normativa, vengono girati allo Stato.

Per la cronaca, i depositari originali della proposta (Avs e Pd) non andavano oltre la richiesta di aumentare di qualche milione il tetto delle donazioni. Invece nel testo dell’emendamento riformulato dal governo si leggeva, in primo luogo, di far dividere ai partiti dal 2026 42,3 milioni di euro. Per poi specificare: «Le destinazioni sono stabilite esclusivamente sulla base delle scelte effettuate dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi, ovvero per i contribuenti esonerati dall’obbligo di presentare la dichiarazione, mediante la compilazione di una apposita scheda recante l’elenco dei soggetti aventi diritto trasmesso all’Agenzia delle entrate». E se veniva confermato che «il contribuente può indicare sulla scheda un solo partito politico cui destinare lo 0,2 per mille»; era soprattutto aggiunto: «In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse». Proprio come avviene nella ripartizione dell’8 per mille con i soldi dei contribuenti che decidono di non indicare una specifica confessione religiosa.

I NUMERI

Scorrendo gli ultimi dati del Mef sul 2 per mille ai partiti, si scopre che a loro sono andati poco più di 24 milioni sui 41 milioni versati attraverso questo meccanismo. Il Pd ha raccolto circa il 30,45 per cento del totale delle donazioni e incassato poco più di 8 milioni. Segue in questa classifica Fratelli d’Italia, che a fronte del 19,94 per cento scelte, ha ottenuto 4,8 milioni. Piazza d’onore per il Movimento Cinquestelle, che dopo un lacerante dibattito interno ha accettato i fondi da questo canale, portando a casa 1,8 milioni con il 10 per cento delle donazioni totali. Seguono la Lega (1,545 milioni di euro), Italia Viva (1,135), Azione (1,039 milioni) e Verdi (869mila). Molto indietro Forza Italia, che dai suoi elettori si è vista destinare con il 2 per mille poco più di 618mila euro. Con le modifiche bloccate ieri dal Colle, il Nazareno avrebbe incassato fino a 12 milioni, FdI sarebbe salito a 8 milioni, gli ex grillini avrebbero sfiorato i 4 milioni, la Lega i 2 milioni.

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