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Figli? Solo se c’è l’aiuto della famiglia (e senza sacrificare carriera o stile di vita)


Attaccati alla famiglia, a tal punto che contano in primis sul supporto dei propri cari nel caso decidano di fare un figlio. Perché nonostante i dati sulla natalità in Italia siano sconfortanti, nei giovani la voglia di procreare c’è. Ma segue una progettualità, anche un nuovo senso di responsabilità. Non ultimo un altro fattore influenza le nuove generazioni nella scelta di mettere al mondo un figlio: la certezza che non penalizzi la carriera, specie per le donne. né peggiori condizioni economiche e stile di vita. Un dato dettato non per forza da motivazioni egoistiche, poiché l’idea non è più quella di diventare “genitori per caso” ma garantire una stabilità economica e forse la stessa vita che hanno faticosamente conquistato o ereditato dal nido di casa.

È la fotografia che emerge dalla ricerca presentata da Fondazione Magna Grecia alla presenza della ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, realizzata sotto la direzione scientifica di Emiliana Mangione e Giuseppe Masullo dell’Università di Salerno. «Lo studio conferma e radicalizza un tema: “per fare famiglia ci vuole famiglia», sottolinea il rapporto. E la fiducia nel sostegno dei genitori è «un dato profondamente identitario, su cui costruire qualcosa di buono» sottolinea Fiammetta Pilozzi, responsabile del centro ricerca della Fondazione. Ma emerge anche un cambio di passo legato a «un fattore culturale. Necessario promuovere una narrativa positiva sulla genitorialità», rileva Nino Foti, presidente della Fondazione. Poiché il sovraccarico della «responsabilità sociale» non ha presa, anzi. «Fare figli è una questione totalmente privata». Chi decide di farli, pone al centro, come elemento condizionante, la presenza forte della famiglia di origine: un sostegno, un salvagente, ritenuto più sicuro e certo di quello offerto dalle istituzioni, terzo settore compreso, altro dato significativo (la famiglia del resto è ritenuta la parte più soddisfacente della propria esistenza dal 42% degli intervistati).

I NUMERI

Ma il desiderio c’è ed è forte tra i giovani (per il 59,4% sarà una tappa fondamentale nella vita di coppia). Chi decide di avere un figlio lo fa per una “forte propensione”(46,4%) e giudica in modo negativo chi lo fa senza una giusta condizione economica. Non un destino ma un progetto sottolinea Fondazione Magna Grecia, nessun passo più lungo della gamba insomma. Perché non si è disposti a rinunciare alla ricerca della solidità economica (49,5%), di un lavoro soddisfacente (33,4%), di una relazione di coppia stabile (38,4%) e di tempo a disposizione (33,6%). Il 43,6% non intende mettere da parte le passioni personali. E ancora: una famiglia senza figli viene considerata ugualmente famiglia, specie dalle donne che vorrebbero facilitare le adozioni (41,5%). «La denatalità è decisamente una questione culturale, perché la questione economica nei Paesi sviluppati e occidentali è in parte superata dalle tecnologie. Immaginate che il nostro Pil medio nel Mezzogiorno era di 16mila euro, oggi è di 19mila, e in Italia è già superiore ai 30mila euro. Quindi non è solo un fattore economico», ancora il presidente della Fondazione Magna Grecia durante l’incontro nella Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio.

Anche la ministra Roccella ha messo in luce come la forte denatalità non sia «più una questione strettamente economica» e come il fondamentale ruolo della famiglia d’origine possa leggersi come «porto sicuro, l’ultima frontiera del per sempre». Tuttavia la «genitorialità vissuta come decisione complessa che impatta sullo stile di vita, le condizioni ritenute economicamente sufficienti per la coppia», deve far riflettere, e la collettività è chiamata in causa. «Ma si fa un figlio per una pienezza di esistenza, perché sono felice di essere al mondo». Leggerezza che attualmente manca alle nuove generazioni.

GLI INTERVENTI

«Il Governo ha già cercato di intervenire. Immaginiamo la moltiplicazione e il potenziamento dei Centri per la famiglia. Pochi e concentrati in alcune regioni. Vorremmo diventassero una sorta di hub dei servizi». Intanto Foti ha annunciato: «Gli stimoli dati anche dalla ministra ci hanno consentito di proporre un Osservatorio permanente sulla genitorialità e sul “Silver Goal”, combinando emergenza denatalità e longevità degli anziani, per farne un’opportunità. Saranno oggetto di una ricerca ancora più approfondita, affinché questi due mondi possano dialogare». E una proposta: «In un Paese dove un genitore dà una mano a un figlio, perché non avere anche dei vantaggi fiscali? Siamo in corso d’opera».

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