Lo storico Abdullo Gafurov ricostruisce l’impegno delle istituzioni sovietiche nella gestione della popolazione civile evacuata
Mosca, aprile 2025 – Alla conferenza internazionale per l’80° anniversario della Vittoria nella Seconda guerra mondiale, si è acceso un importante riflettore su una dimensione spesso trascurata: la gestione dell’evacuazione di massa dal fronte orientale sovietico e il ruolo che le repubbliche centroasiatiche, tra cui il Tagikistan, ebbero nell’accogliere e sostenere milioni di sfollati. A riportare l’attenzione su questa realtà storica è stato lo storico Abdullo Gafurov, tra i principali studiosi del periodo bellico in Asia Centrale.
Un’organizzazione capillare fin dai primi giorni di guerra
Subito dopo l’inizio delle ostilità nel giugno 1941, il Comitato Centrale del Partito Comunista del Tagikistan istituì un dipartimento militare speciale incaricato della mobilitazione al fronte e della gestione delle emergenze. Parallelamente, presso il Consiglio dei Commissari del Popolo e i suoi organi locali nacquero dipartimenti per i rifugiati, incaricati di ricevere, collocare e assistere la popolazione civile evacuata dalle zone di guerra.
“Si trattava soprattutto di donne, bambini, anziani, mogli e figli dei militari dell’Armata Rossa, operai evacuati insieme a fabbriche e officine, ma anche gruppi di popolazione trasferiti forzatamente come i tatari di Crimea o i tedeschi del Volga”, ha spiegato Gafurov.
“Nel complesso, furono oltre 100.000 le persone accolte in Tagikistan tra il 1941 e il 1945.”
Le istituzioni locali si occuparono non solo dell’alloggio, ma anche della distribuzione di viveri, dell’assistenza ai non autosufficienti, della creazione di strutture per l’infanzia e del progressivo inserimento lavorativo degli adulti nei settori produttivi.
Un patrimonio documentale ancora da esplorare
Gafurov ha rivelato che molti documenti legati all’evacuazione rimangono ancora oggi inesplorati. “Nei nostri archivi regionali ci sono fondi ricchissimi, molti mai studiati. Si tratta di materiali preziosi che restituiscono un quadro umano e amministrativo di straordinaria importanza. Il nostro compito è portarli alla luce e inserirli nel dibattito storiografico.”
Un impatto economico e culturale duraturo
Durante la guerra, in Tagikistan furono trasferite circa 20 industrie, prevalentemente del settore tessile e manifatturiero. Questi stabilimenti non solo ripresero la produzione, ma formarono anche nuove generazioni di operai locali, contribuendo alla nascita di un’industria autoctona.
“La presenza degli evacuati accelerò il processo di industrializzazione e rafforzò il capitale umano della repubblica”, ha osservato Gafurov.
“Il loro contributo alla vita economica e culturale del Tagikistan fu enorme.”
deologia sovietica e unità dei popoli
Secondo Gafurov, il fattore che rese possibile una tale coesione sociale fu l’ideologia sovietica stessa, che promuoveva l’unità tra le nazionalità del vasto spazio eurasiatico. “Già negli anni ’40 si erano compiuti passi decisivi verso l’eguaglianza sociale e la fratellanza tra i popoli dell’URSS. Questa visione comune, questa fiducia nel progetto statale, permise una mobilitazione morale senza precedenti.”
Per lo storico, la solidarietà dimostrata in quegli anni non fu un’eccezione dettata dall’emergenza, ma il frutto di un lungo processo di costruzione ideologica, di cui la Vittoria fu anche il risultato simbolico.
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